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Senza il macigno Mills più facile il dialogo sulla giustizia

di Emilia Patta

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25 febbraio 2010

Reato prescritto. Se il momento politico non fosse turbato dalle varie inchieste in corso che toccano o lambiscono la presidenza del Consiglio e il Pdl – dagli appalti per il G-8 al caso Di Girolamo – la notizia della decisione della Cassazione sarebbe di quelle destinate a svelenire di colpo il clima: finito il processo Mills, l'avvocato inglese condannato in primo e secondo grado a quattro anni e sei mesi per corruzione in atti giudiziari, finisce anche il processo contro Silvio Berlusconi, coimputato di Mills. La posizione del premier era stata "sfilata" dal processo grazie al lodo Alfano, ma dopo la bocciatura dello scudo per le alte cariche dello Stato da parte della Consulta il premier è dovuto tornare sul banco degli imputati. L'udienza del Tribunale di Milano del 27 febbraio, posticipata proprio per attendere la decisione della Cassazione, non potrà che dichiarare l'avvenuta prescrizione.

Il macigno giudiziario più grosso sulla strada del premier è tolto di mezzo. Certo, restano il processo Mediaset-diritti tv e l'inchiesta Mediatrade, ma Berlusconi può tirare intanto un bel respiro di sollievo. L'approvazione del legittimo impedimento (che garantirebbe un rinvio di 6 mesi in 6 mesi fino a un massimo di 18) è prevista per metà marzo. In campo le altre soluzioni, alternative tra di loro: o un nuovo lodo Alfano costituzione, o una vera e propria immunità parlamentare, o il cosiddetto «processo breve» che sancirebbe la prescrizione anche del processo Mediaset-diritti tv.

Insomma il nodo giustizia per Berlusconi resta, e le soluzioni fin qui messe in campo dai suoi legali, Ghedini in testa, restano in campo. Certo è venuta a mancare l'urgenza che ha caratterizzato nelle ultime settimane il confronto-scontro politico sulla giustizia. Dal momento che la reintroduzione dell'immunità parlamentare è prevista dal ddl bipartisan Chiaromonte (Pd)- Compagna (Pdl) e dal momento che sull'immunità un uomo come Luciano Violante, nominato da Bersani responsabile delle riforme per il Pd, ha fatto delle aperture, si può pensare che proprio dall'immunità possa ripartire dopo le elezioni regionali il confronto in Parlamento sull'annoso tema del rapporto tra politica e giustizia. Mentre il contestatissimo processo breve, osteggiato dall'opposizione e non gradito al presidente della Camera Gianfranco Fini, potrebbe essere ritirato.

Questi i possibili scenari. Quello che è auspicabile è che, messa da parte la questione Berlusconi imputato, si possa affrontare il tema della riforma della giustizia – di cui il Paese ha certo bisogno – mettendo da parte le armi ideologiche e focalizzando l'attenzione sui problemi veri, a cominciare dai tempi lunghi dei processi e dalla certezza della pena. E forse la sentenza della Cassazione su Mills, certo indirettamente, può contribuire a rasserenare gli animi.

25 febbraio 2010
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