«Il congresso si apre senza la nostra delegazione perché con il moralismo di Di Pietro non vogliamo avere nulla a che fare. Se parlasse di noi sarei costretto a ricordargli i rapporti che da magistrato ha avuto con gli imputati». Questo il saluto del leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini all'Italia dei valori riunita a congresso. Da parte sua Pier Luigi Bersani, segretario del Partito democratico, ci sarà e in prima fila. Non solo, ma il giorno prima del congresso ha voluto proteggere il suo alleato bollando come «grosso polverone» il caso delle foto anni '90 che ritraggono l'allora pm Di Pietro con l'allora dirigente dei servizi segreti Bruno Contrada qualche giorno prima del suo arresto per mafia. Una fotografia nitida dello stato delle alleanze nell'opposizione.

Il giorno dopo la disfatta delle primarie pugliesi – con la vittoria del "rosso" Nichi Vendola sul candidato democratico gradito all'Udc Francesco Boccia – il primo gesto politico di Bersani è stato convocare una conferenza stampa congiunta con Di Pietro: «Da qui riparte la costruzione dell'alternativa a Berlusconi». Come a dire che dall'alleanza con l'Idv, forte del suo 7-8%, il Pd non può comunque prescindere. Questo non vuole dire che per il segretario non resti valido il traguardo di una grande alleanza di centro-sinistra che vada da Casini a Di Pietro, ma certo nelle ultime settimane questo traguardo si è un po' allontanato trasformandosi semmai in traguardo di legislatura.

Ora, con le regionali alle porte e comunque con il buon risultato di accordi con l'Udc in quattro importanti regioni (Piemonte, Liguria, Marche e Basilicata), per Bersani è vitale serrare i ranghi e rafforzare l'alleanza con Di Pietro. Sembra averlo capito anche l'ex pm, che arriva a un congresso importante per il suo partito con l'apertura sul nome fin qui osteggiato di Vincenzo De Luca in Campania («pronti ad appoggiarlo purché si dimetta se condannato, dobbiamo pur fare qualche sacrificio per battere la destra») e con l'ipotesi di un accordo in extremis sull'industriale Filippo Callipo in Calabria.

Serrare i ranghi. Il resto, tutto il resto – dal giustizialismo dei dipietristi alle differenze tra Pd e Idv in tema di riforme, a cominciare da quella della giustizia – è rimandato a dopo le regionali. Si tratta di nodi irrisolti, sempre gli stessi, di cui si dovrà fare carico soprattutto il segretario del Pd. Ma anche Di Pietro, se vorrà uscire dalla pur consistente nicchia di anti-belusconismo e farsi leader di un partito a vocazione governativa.