«Le procedure non sono inutili orpelli, occorre vigilare sul pieno rispetto di leggi e trasparenza. Sono certo che i giudici faranno chiarezza». Il luogo da cui il presidente della Camera, Gianfranco Fini, lancia un monito sulla trasparenza nell'assegnazione degli appalti pubblici è altamente simbolico: L'Aquila, al centro dell'attenzione dei media per le inchieste sul G-8 e sulla ricostruzione post-terremoto che coinvolgono il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Guido Bertolaso. E non è un caso che Fini abbia lanciato questo duro monito nel giorno in cui la stretta anti-corruzione – annunciata proprio dopo un vertice tra Fini e il premier Silvio Berlusconi – slitta dopo una discussione in Consiglio dei ministri che ha registrato più di una perplessità a riguardo all'interno del governo. Il Cdm ha condiviso «impianto e finalità» – si legge nella nota di Palazzo Chigi – ma il provvedimento va reso «più incisivo» e dunque l'esame sarà completato nella prossima riunione.

In realtà l'articolato messo a punto da Niccolò Ghedini – che pure ha concepito il testo in modo da non configgere con i nuovi tempi previsti dal processo breve – è apparso ad alcuni ministri di provenienza FI (perplessità, pare, sono state espresse soprattutto dai ministri Claudio Scajola e Raffaele Fitto) come troppo restrittivo e in possibile contrasto con altri provvedimenti della maggioranza all'esame del Parlamento, processo breve e Ddl intercettazioni in primis. Da qui il sovrappiù di riflessione. E da qui, anche, l'irritazione dei finiani. Che della questione morale volevano fare un cavallo di battaglia in campagna elettorale anche per tamponare i possibili ricaschi elettorali negativi delle inchieste in corso.

Ad ogni modo l'impianto generale, almeno in linea teorica, è stato condiviso da tutto il governo: aumentare le pene per i reati inerenti la corruzione, con una aggravante in materia di delitti contro la pubblica amministrazione, e norme sull'ineleggibilità dei condannati con sentenza definitiva. Nelle prossime ore la mediazione, che non si annuncia semplice, tra "falchi" e "colombe".

Facile la critica dell'opposizione. «Solo un annuncio», è il coro del Pd. Che mette anche in evidenza l'incongruità dell'annunciata stretta anti-corruzione con i provvedimenti già presentati. «Ma di che parlano? – dice Pier Luigi Bersani – Berlusconi ritiri il processo breve, che è una sostanziale sanatoria per i colletti bianchi. Altro che Ddl corruzione».