«La sentenza della Cassazione su Mills non cambia nulla: il programma di governo sarà portato avanti e dovrà essere realizzato, dalle intercettazioni alla ragionevole durata dei processi al legittimo impedimento». Il giorno dopo la prescrizione per Mills è il guardasigilli Angelino Alfano a farsi interprete della volontà del premier di non abbassare la guardia in tema di giustizia. Schivata una condanna per corruzione, fosse anche in primo grado, sembra giunto per il Cavaliere il momento di "sistemare" la questione giustizia. Per ora e per il futuro. E allora avanti con il programma già tracciato: legittimo impedimento in attesa di un nuovo "scudo" costituzionale per le alte cariche dello Stato o della reintroduzione dell'immunità parlamentare, processo breve e stretta sulle intercettazioni – appunto – ma anche la riforma costituzionale che prevede la separazione delle carriere e la conseguente divisione in due del Csm.
Stasera l'apertura della campagna elettorale a Torino, al Lingotto che fu di Veltroni, sarà giocata da Berlusconi tutta sui temi forti: noi il bene loro il male, vogliono farmi fuori ma non ci riusciranno, stop alle intercettazioni e alle toghe rosse. Dopo le regionali, forse, i toni si abbasseranno per provare a portare a casa qualche riforma condivisa in tema di giustizia: sulla reintroduzione dell'immunità e sulla separazione delle carriere c'è già qualche spiraglio da parte del Pd. Ma ora è il momento della contrapposizione.
Da segnalare il contemporaneo smarcamento di Gianfranco Fini: se ieri ha pranzato a Montecitorio con Pier Ferdinando Casini e Beppe Pisanu (incontro che in molti hanno visto come volto a disegnare il futuro del fronte moderato post-berlusconiani), stasera a cena chiama a raccolta i "paladini" di Farefuturo per sostenere la candidatura di Renata Polverini nel Lazio. Rilanciando il confronto interno su partito, riforme ed elezioni regionali. E manca un mese al voto. C'è da aspettarsi che il dualismo tra i due cofondatori del Pdl sia destinato a riemergere con forza il giorno dopo la chiusura delle urne, soprattutto se il risultato elettorale dovesse essere al di sotto delle aspettative per il Pdl.