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«Ho le prove del ritardo del Pdl a Roma», dice il senatore Gasbarri (Pd)

di Andrea Franceschi

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27 febbraio 2010
Il senatore del Partito democratico Mario Gasbarri

Il Pdl rischia di essere escluso dalle consultazioni elettorali nel collegio di Roma. Le liste per le regionali avrebbero dovuto essere presentate improrogabilmente entro le ore 12, come previsto dalla legge ma, denuncia il senatore del Partito democratico Mario Gasbarri, «due ore dopo lo scatolone con le firme si trovava abbandonato nei corridoi del Tribunale di Roma. Precisamente davanti alla stanza 23 della palazzina A, dove hanno sede gli uffici della Corte d'Appello che è competente per tutte le pratiche elettorali».

Senatore, ci racconti come è andata.
Nel primo pomeriggio sono andato in tribunale. Ho parcheggiato in piazzale Clodio. Sono entrato qualificandomi come senatore e ho raggiunto gli uffici della Corte d'Appello dove si presentano le liste. Appena arrivato ho notato questo scatolone aperto, lasciato proprio davanti all'ingresso della stanza 23. Mi sono avvicinato e ho visto che dentro c'erano i moduli per la presentazione delle liste elettorali. Allora ho scattato un paio di foto con il mio cellulare.

Che ore erano?
Erano esattamente le 14 e 5 minuti. Se le schede erano in corridoio, vuol dire una sola cosa: non erano state presentate in tempo. Il Pdl non ha rispettato la legge elettorale e, nella provincia di Roma, i cittadini non potranno votarlo.

Ha delle prove che erano effettivamente le 14?
Si ho scattato due foto con il mio telefonino. In una sono inquadrati i moduli dentro lo scatolone. In un'altra c'è accanto il mio orologio che segna esattamente le 14 e 5 minuti. Se non dovesse bastare, ho un antifurto satellitare che può provare che la mia auto è stata parcheggiata poco prima delle 14. In ogni caso mi hanno riferito che un funzionario di Corte d'Appello ha detto che alle 12 non era ancora stata presentata alcuna lista.

Ha visto qualche esponente del Pdl?
Non saprei dire se erano avvocati o politici, di certo posso dire di aver visto molte facce tirate. E hanno ragione, sono stato sindaco di Monteflavio, in provincia di Roma, dal 1976 al 1992 e di elezioni ne ho viste parecchie. So bene che i termini sono tassativi: chi sgarra è fuori.

Che cosa può essere successo?
Secondo quello che ho sentito, sembra che ci siano state irregolarità nei lucidi dei simboli che ogni lista deve presentare (vanno sui manifesti e sulle schede elettorali, ndr.). Oppure qualche disguido sulle firme...


Ma il Pdl annuncia ricorso

27 febbraio 2010
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