Federalismo fiscale da attuare in tempi rapidi e riforma dello Stato per un assetto più snello. Su questo punta la Lega dopo la forte crescita alle regionali. «C'è una larga intesa per la fine del bicameralismo perfetto, l'istituzione di un Senato delle Regioni, la riduzione del numero dei parlamentari, una forma di governo più moderna capace di dare risposte veloci ai cittadini, fermo restando l'attività di controllo del Parlamento. Vogliamo trasformare questa condivisione in fatti concreti», dice Federico Bricolo, capogruppo dei senatori leghisti.
E sul federalismo fiscale? Bossi ne ha chiesto l'approvazione definitiva in tempi rapidi.
Sì, il federalismo fiscale sta andando avanti con i decreti attuativi, ce ne sarà uno entro maggio di quest'anno per la parte demaniale, il prossimo anno arriverà il federalismo fiscale vero e proprio, quello sull'autonomia finanziaria dei comuni, delle province e delle regioni.
Ora governate in tre regioni del Nord. Pensate ad azioni comuni su questo?
Le regioni del Nord sono costrette a dialogare, soprattutto quando si parla di infrastrutture che attraversano il territorio. Essendo i tre governatori di Lombardia, Veneto e Piemonte della stessa coalizione, il dialogo sarà più facile. E sicuramente saranno i primi a chiedere l'applicazione del federalismo. Le regioni del Nord sono pronte ad accettare tutte le competenze possibili per dimostrare nei fatti che è più facile amministrare quando si è vicini al territorio. Sarà una grande esperienza di rinnovamento, di risposte concrete da dare ai cittadini, soprattutto nei servizi per gli enti locali. I nostri governatori saranno in prima fila per garantire più servizi ai cittadini e meno spreco, in modo da investire le risorse risparmiate per migliorare la sanità, le politiche di aiuto agli anziani e ai giovani per l'occupazione.
Adesso avete ancora più forza per portare avanti le vostre istanze nel Pdl...
Questo non cambia nulla. Lo dimostra il fatto che in questi due anni abbiamo governato senza mai litigare, senza scontri. Già prima del voto avevamo detto che i rapporti non sarebbero cambiati: non chiediamo niente in più, chiediamo semplicemente il rispetto del programma. I rapporti tra noi e il Pdl sono ottimi e procediamo su questa strada.
Fini però ha invitato il centrodestra a non diventare la fotocopia della Lega
È una dialettica interna al Pdl che si risolve al suo interno. Non è certo la Lega a mettere il naso in casa altrui. Con i nostri alleati ci troviamo molto bene, il rapporto è franco. E anche con i ministri che arrivano in Aula al Parlamento con i loro provvedimenti c'è sempre la massima condivisione: affrontiamo i problemi e li risolviamo, sia che si tratti di ministri della Lega che del Pdl. Non abbiamo avuto problemi in questi due anni e non ce ne saranno nei prossimi tre, quando non essendoci nessuna tornata elettorale, spero ci sarà un clima politico più sereno, più consono ad affrontare i temi politici seri e le grandi riforme
Con il ministro Giulio Tremonti resta un rapporto privilegiato?
Tremonti come ministro del Tesoro è riuscito in maniera encomiabile ad affrontare questa crisi economica senza mettere le mani nelle tasche dei cittadini, ma rispondendo con i fatti, utilizzando la cassa integrazione e garantendo gli ammortizzatori sociali ai lavoratori in difficoltà. Ha fatto un grande lavoro e anche tutti i nostri ministri sono stati sotto la sua attenzione, ma era giusto così. Tant'è vero che se guardiamo gli altri paesi europei il nostro è quello che ha gestito meglio questo periodo di crisi, nonostante il debito pubblico che ci portiamo dietro sia una zavorra che gli altri non hanno. Al di là di tutto a Tremonti dobbiamo dire: "bravo". Per noi è un punto di riferimento all'interno del governo, visto che gestisce tutto il dicastero dell'economia, ma lo sono anche gli altri ministri. Tra Bossi e Berlusconi poi c'è un rapporto non solo fra alleati ma anche di amicizia e questo serve a risolvere qualsiasi problema che possa nascere fra i nostri movimenti politici
Proseguirete nel ruolo di mediazione con l'opposizione per un possibile patto politico-istituzionale?
Lo abbiamo sempre fatto, perché chi porta avanti una politica di riforme deve considerare anche questo. Basti pensare che il federalismo fiscale è stato approvato in Parlamento cercando di parlare con tutti. I nostri ministri sono sempre stati presenti in commissione, penso a Bossi e a Calderoli, e sono riusciti alla fine ad arrivare al voto in Senato senza nessuno contrario: è stato un risultato storico. È la strada che vogliamo percorrere anche per le riforme istituzionali, perché è giusto che maggioranza e opposizione si confrontino, possono avere punti di vista diversi. Ma bisogna abbandonare lo scontro muro contro muro che ha sempre contraddistinto i passaggi di riforme tentate in passato e poi naufragate.