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«Sul fisco la sinistra superi il tabù della progressività»

di Sara Bianchi

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18 marzo 2010
«Sul fisco la sinistra superi <br/>il tabù della progressività». Nella foto il senatore Pd Nicola Rossi

La riforma fiscale è necessaria «per rendere il sistema più semplice e attenuare il peso del carico tributario che sta diventando molto oneroso per tutti gli italiani». Nicola Rossi, senatore del Pd, economista, non ha dubbi ma non vede la necessità di interventi immediati.
«Se anche venissero messi in campo non avrebbero effetto prima di qualche mese, cioè verso la fine dell'anno. Inoltre credo che la prudenza del ministro Tremonti, dal punto di vista della spesa, sia assolutamente ben riposta, perché il Paese deve stare molto attento sotto il profilo finanziario. A mio avviso il problema è un altro: temo che l'Italia, anche a crisi finita, continuerà a rimanere su trend di crescita insoddisfacenti e molto bassi. In realtà l'agenda di politica economica rimane la stessa da prima della crisi e riguarda la riforme strutturali, la necessità di rendere il Paese più competitivo, di agire sui livelli di produttività del sistema, quello che non abbiamo fatto per quindici anni e che ci siamo illusi che la crisi potesse accantonare ma ora è più evidente che mai».
Dunque ritiene fondate le previsioni di crescita di Bruxelles che considera le nostre troppo ottimistiche?
Ritengo che quelle previsione di crescita siano il nostro trend di crescita, nel senso che il Paese più dell'1,5 per cento non cresce. Quando va bene cresce mezzo punto meno degli altri e se si moltiplica mezzo punto per 15-20 anni, ci si rende conto di quanto il Paese si sia relativamente impoverito rispetto ai nostri principali partner commerciali
Tornando alla riforma truibutaria considera realisticamente possibili delle convergenze tra maggioranza e Pd?
Mi auguro che su temi di questo genere ci possano essere, ma credo che non sia facilissimo. La sinistra, per esempio, è ancora schiava di un'idea che considero illusoria: che la progressività sia una caratteristica del sistema fiscale. La progressività invece è una caratteristica del sistema di entrate e uscite della pubblica amministrazione, questo significa che è possibile comprendere se un sistema è progressivo non solo dal numero e dalla dimensione delle aliquote, ma anche guardando dove va a finire la spesa e quali contribuenti privilegia. Nel caso italiano abbiamo avuto periodi in cui le aliquote arrivavano ad essere sette ed erano molto elevate, ma la spesa privilegiava i contribuenti più abbienti e così la progressività svaniva. Perciò finchè a sinistra non ci si renderà conto che la progressività delle imposte, così some è intesa dai più, è solo un totem, un tabù che sarebbe bene dimenticare, non credo si faranno molti passi avanti. Perché quando arriverà dal governo la proposta di ridurre il numero di aliquote, si griderà alla progressività violata senza rendersi conto che per ottenere una maggiore progressività forse si farebbe prima a rivedere il sistema delle tasse universitarie
Ma a suo avviso su quale perno dovrebbe poggiare la riforma?
La riforma ideale dovrebbe abbassare il carico fiscale pagando quest'onere con una riduzione della spesa. Questo è il primo punto, poi la cosa più urgente di cui questo Paese ha necessità è azzerare il prelievo fiscale che rende difficilissimi i movimenti. Perché noi non paghiamo solo le imposte sui redditi delle imprese e delle famiglie, ma sborsiamo tasse piuttosto elevate tutte le volte che cambiamo qualcosa: quando variamo casa o quando le imprese mutano natura giuridica. E questo contribuisce all'immobilità del Paese
Per imprese e lavoratori servirebbero risposte più immediate?
Una riforma del fiscale non si fa in pochi minuti, su questo il ministro non ha torto. Due-tre anni è il tempo ragionevole per ingegnare un progetto che abbia un senso e per portarlo alla realizzazione. Ma la cosa che mi auguro è soprattutto una: quale che sia la riforma fiscale che si ha in mente, per favore, che la si faccia e che l'opposizione assuma un impegno preciso a non cambiarla dopo due anni, se si dovessero vincere le elezioni. Questo Paese è già stato devastato dalle numerose riforme fiscali che abbiamo avuto nel corso degli ultimi quindici anni sui più svariati argomenti. E non credo che possa sopravvivere facilmente ad un cambiamento di struttura tributaria a questa frequenza.

18 marzo 2010
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