Noto penalista romano vicino agli ambienti della destra, Paolo Colosimo era stato il difensore di Niccolò Accame, figlio dell'ex deputato Falco ed ex portavoce di Francesco Storace alla Regione Lazio, nel processo Laziogate sul presunto spionaggio ai danni di Piero Marrazzo. Nel 2007 Colosimo era finito in carcere nell'ambito dell'inchiesta sul crac del gruppo che faceva capo a Danilo Coppola. Il legale era stato accusato di aver procacciato, per conto dello stesso Coppola, una serie di prestanome stranieri per alcune società dell'immobiliarista romano: da qui l'accusa di associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta. Un crac da 13 milioni di euro che è costato a Coppola una condanna a sei anni di carcere per il fallimento di una delle società controllate, la Micop. Ma da cui sono stati invece assolti gli altri imputati del reato, lo stesso Paolo Colosimo, Francesco Bellocchi (già direttore finanziario ed ex cognato di Stefano Ricucci), Alfonso Ciccaglione, Luca Necci e Andrea Raccis (collaboratori di Coppola). Per aver effettuato brogli sulle schede elettorali inviate agli italiani residenti all'estero, d'accordo con il senatore Nicola di Girolamo e con l'imprenditore Gennaro Mokbel, Colosimo è ora accusato di associazione per delinquere transnazionale pluriaggravata, minaccia per impedire l'esercizio dei diritto di voto, scambio elettorale e intestazione fittizia di beni. Con l'aggravante mafiosa.