ROMA - Poche ore prima che il Tar decretasse l'esclusione della lista del Pdl a Roma, il ministro dell'Interno Roberto Maroni aveva sentenziato: «Se il Tar decide che la lista è fuori, quella lista resta fuori nonostante il nostro decreto. I giudici decidano presto per evitare di dover rinviare le elezioni». In realtà nella capitale la speranza è tutta concentrata sulla decisione che arriverà oggi dalla commissione elettorale, dove ieri i responsabili del Pdl romano sono tornati a presentare la lista come previsto dal Dl di venerdì.
Anche per questo Silvio Berlusconi ha evitato commenti. Il premier è rimasto ad Arcore per seguire la situazione a distanza. Il no del Tar del Lazio ovviamente aumenta l'ansia, ma era uno scenario non del tutto escluso, anche se considerato remoto. Il Cavaliere - sostiene chi ha avuto modo di sentirlo - difende a oltranza la legittimità del Dl e anzi è sempre più convinto che la reazione dell'opposizione, subito dopo il via libera del capo dello stato, sia la conferma che è in atto «un vero e proprio tentativo di esproprio della volontà vopolare».
L'appello di Sandro Bondi all'opposizione perché eviti la «balcanizzazione» della politica italiana, sintetizza lo stato d'animo degli uomini vicini al premier. Così come la nota del portavoce del Pdl: «Siamo in una situazione di profonda gravità – dice Daniele Capezzone –. I fatti di queste ore e le reazioni del centro-sinistra alla decisione del Tar, confermano quello che tanti italiani già pensano: c'è chi vuole elezioni falsate, con milioni di elettori a cui si impedisce di esercitare il proprio diritto di voto».
Il Pdl annuncia che saranno ovviamente «percorse tutte le vie legali disponibili», ma contemporaneamente lancia a sua volta l'allarme di «rischio per la democrazia» che, conclude Capezzone con una sorta di appello elettorale, può essere scongiurato solo «sostenendo il centro-destra e il presidente Berlusconi». Il risorso al Consiglio di stato è già in viaggio, ma i tempi si allungherebbero. La decisione non arriverebbe prima di una settimana e allora l'ipotesi rinvio delle elezioni diventerebbe molto concreta.
Ieri subito dopo la sentenza dei giudici amministrativi, c'è stata una riunione del Pdl romano per fare il punto della situazione. Denis Verdini, coordinatore nazionale, sembra ottimista: «L'ufficio centrale circoscrizionale presso il tribunale ha seguito la via ordinaria di applicare una legge dello Stato, permettendo ai nostri delegati di presentare la lista provinciale di Roma». Per questo Verdini è convinto che oggi il Pdl tornerà in corsa «come lo stesso Napolitano ha auspicato, sottolineando che non è sostenibile l'esclusione dalle elezioni della lista del maggior partito politico di governo». È quanto vanno ripetendo anche Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto: «La lista del Pdl sarà ammessa alle elezioni». Lo spera probabilmente anche Berlusconi. Il premier infatti rischia di aver sponsorizzato e voluto un provvedimento che alla prova dei fatti si potrebbe rivelare inutile.