Lo va ripetendo da un po' negli ultimi mesi. «I dati dicono che lavoriamo quest'anno per lo Stato fino al 23 giugno, è il record». Tradotto: la pressione fiscale non accenna diminuire. E il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, è tornato stamattina a ribadirlo. «Non c'è mai stata una pressione fiscale del genere, naturalmente per chi le tassa le paga». Perché, prosegue Bersani, «oltre alle tasse è aumentata anche l'evasione fiscale e sono aumentati i condoni. È ora di smetterla con le favole».
Il segretario del Pd è volato oggi in Liguria. Poi si sposterà in Piemonte. La strategia è chiara: concentrare il rush finale della campagna nelle regioni in bilico. Ma a al porto Maurizio di Imperia, il leader democratico arriva dopo aver già rilasciato un'intervista al Tg 5, che ieri ha ospitato il premier Silvio Berlusconi. Al Cavaliere Bersani non le manda a dire. «In due anni il governo ha dimostrato una disattenzione totale al tema della crisi». Serve, ribadisce il segretario, «un piano di contrasto con investimenti immediati, a mettere soldi in tasca ai redditi più bassi, a dare un po' di respiro alle piccole e medie imprese, anche per via fiscale. Purtroppo – lamenta il segretario – in questo periodo il governo si è occupato invece di processi brevi, lunghi e medi».
Poi uno sguardo alle vicinissime elezioni. «Io non farà il balletto di chi ha vinto e di chi ha perso - aggiunge Bersani. Questa volta il giudizio sulla vittoria alle regionali lo daranno giornalisti e opinionisti». Alla fine, però il segretario qualche numero lo dà. «Io mi sono dato come obiettivo la vittoria nella maggioranza delle regioni in palio, perché questo significherebbe una netta inversione di tendenza del cammino del centro-sinistra e ci permetterebbe di continuare a costruire uno schieramento alternativo».
Il suo alleato, Antonio Di Pietro, legge però la consultazione elettorale in chiave diversa. «Il voto per le regionali – dice l'ex pm – è un voto politico, prima ancora che elettorale, e speriamo che sia un voto di bocciatura per un governo che non ha pensato in alcun modo agli interessi della collettività, ma ha pensato solo e soltanto ai suoi privati interessi». Il leader dell'Idv parla da Reggio Calabria dove è giunto per sostenere la corsa dell'industriale del tonno, Pippo Callipo. Qui il suo partito ha provato fino alla fine a tessere un'alleanza con il Pd, franata per la resistenza del governatore uscente Agazio Loiero. Per questo, all'esponente del Pd, Di Pietro non fa sconti. «Se in Calabria le regionali le vincesse il centro-destra la colpa sarebbe del governatore uscente, Loiero, per la sua irresponsabilità di non fare un passo indietro dopo l'opacità della sua amministrazione».
Il mancato asse Pd-Idv brucia ancora evidentemente, come bruciano le critiche di quanti accusano il candidato di Di Pietro di favorire, con la sua discesa in campo, la vittoria di Giuseppe Scopelliti, in corsa per il Pdl. «Non sta scritto da nessuna parte – attacca l'ex magistrato – che se dovesse vincere Scopelliti, la colpa è di Callipo». Di certo, però, le divisioni del centro-sinistra non giovano né a Loiero né all'industriale del tonno.
