«Un intervento legislativo d'emergenza è certamente sgradevole, ma bisogna valutare il male minore». Giuliano Amato si è trovato spesso a gestire queste situazioni. Da ultimo da ministro dell'Interno quando, nel 2008, la riammissione di una lista esclusa rischiò di far slittare le elezioni politiche.
Oggi, davanti al caos che si è determinato sulle liste in Lombardia e Lazio, non vede soluzioni migliori di un intervento legislativo: «Sicuramente è sgradevole, uno preferirebbe punire gli incompetenti che con i loro errori hanno determinato questa situazione, ma sarebbe certamente più sgradevole se i giudici amministrativi dovessero piegarsi a prendere decisioni contro ogni evidenza o, peggio, andare a votare senza le liste di maggioranza, in un clima kafkiano, per eleggere organi costituzionali privi di rappresentanza».
Ovviamente l'ex presidente del Consiglio è ben attento a non entrare in decisioni che toccano ad altri, in valutazioni che in queste ore è chiamato a fare anche il capo dello Stato, ma da giurista con lunga esperienza politica vede, nel merito del provvedimento, «più percorribile la strada di posticipare le elezioni del più breve tempo possibile, piuttosto che intervenire sui tempi di presentazione delle liste e, quindi, su un complesso scadenzario dove ogni termine è legato a una serie di altri».
Amato non si nasconde tutte le difficoltà del percorso legislativo, anche perché «è evidente che è importante che ci sia il consenso dell'opposizione». E quel consenso, per ora, sembra ancora non essere maturato, come testimoniano le dichiarazioni di ieri del segretario Pd Pierluigi Bersani. «Lui stesso, però, e anche Di Pietro hanno fatto capire che non intendono vincere a tavolino», fa notare l'ex premier. Quindi ogni soluzione è ancora possibile.