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Don Di Noto: «La Chiesa non è una multinazionale della pedofilia»

di Nicoletta Cottone

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26 marzo 2010
Don Fortunato Di Noto, ideatore del telefono Arcobaleno (Olycom)

In prima linea da vent'anni contro la pedofilia e la pedopornografia, don Fortunato Di Noto è il prete di Avola fondatore dell'associazione Meter, che ha denunciato tante drammatiche storie di bambini abusati, aiutando le forze dell'ordine nazionali e internazionali ad assicurare alla giustizia i colpevoli, segnalando anche 200mila siti pedopornografici in tutto il mondo. A lui il Sole24ore.com ha chiesto un giudizio sul nuovo attacco dalla stampa di oltreoceano al Papa e alla Chiesa sul fronte dei preti pedofili.

C'è un rischio di strumentalizzazioni e psicosi?
Più che rischio, l'attacco è plateale e sistematico. La Chiesa sta facendo passi importanti per purificarsi e assumersi le proprie responsabilità. In quanto combattente contro la pedofilia rispedisco la palla al mittente: perché gli americani, che sono tanto puritani nel fare attacchi al Papa, non danno risposte sulle migliaia di siti pedopornografici del loro Paese? Perché non ratificano la convenzione del fanciullo firmata nell'89 proprio a New York? L'America è seconda solo alla Russia nella detenzione, spaccio e divulgazione di materiale pedopornografico, tanto che lì abbiamo fatto oscurare oltre 100 comunità di pedofili. La Chiesa non è una multinazionale della pedofilia: nessuno dice che alcuni vescovi non abbiano saputo gestire il problema, ma la Chiesa oggi ha voltato pagina. Disgraziati quei preti che hanno fatto del male ai bambini: che paghino in prima persona, perché è un reato personale, non collettivo.

Ma la Chiesa è accusata di silenzi che hanno compromesso le indagini ..
La comunità cristiana, i fedeli, stanno soffrendo per il silenzio di quei vescovi che non hanno saputo fare da padri ai loro figli. Come accade per un padre di famiglia, che in caso di abusi perde la patria potestà, è giusto che i vescovi che hanno sbagliato si dimettano. Le teste stanno cadendo una dopo l'altra. Chi ha sbagliato paghi. Ma se resteremo nel silenzio noi, grideranno le vittime. E se non saranno ascoltate, griderà Dio.

L'idea della diocesi di Bolzano, che invitava a denunciare gli abusi dei preti sul suo sito, é stata accolta dal gelo. Che ne pensa?
È giusto che sia stata accolta con gelo, perché è uno sbaglio fare un sito solo per smascherare preti pedofili. Bolzano sull'onda del problema ha fatto una operazione sbagliata dal punto di vista comunicativo. La Chiesa nella sua azione pastorale non deve occuparsi solo dei preti pedofili, ma di tutti gli abusi sessuali e della violazione dei diritti dell'infanzia. Ogni diocesi deve dire: «Siamo dalla parte dei bambini».

La Cei ha deciso di creare una task force sul tema pedofilia, con l'incarico di studiare un fenomeno così complesso. È d'accordo?
Credo di sì. Vale la pena capire un fenomeno nella sua vastità, gravità e trasversalità.

Lei è in campo da anni contro la pedofilia. Che deve fare un uomo di chiesa quando riceve una segnalazione di abuso da parte di un sacerdote?
C'è il dovere di proteggere i bambini e di attivarsi per qualsiasi abuso, non solo compiuto da preti, ma anche in famiglia, dove si consumano nel silenzio la maggior parte degli abusi. È necessario attivare centri seri che sappiano gestire il problema. Se, poi, è coinvolto un sacerdote, la prima cosa da fare è dirlo al vescovo e, se ci sono fatti gravi, all'autorità giudiziaria. Perché un prete è anche un cittadino, con responsabilità maggiori, in quanto ministro di Dio.

I responsabili degli abusi devono autodenunciarsi?
Se hanno il coraggio sì. Ma se non lo fanno loro, lo faranno le vittime o altre persone. È un cerchio a incastro. Non è più come trent'anni fa: oggi chi compie abusi prima o poi verrà scoperto. Oggi i bambini abusati o maltrattati parlano anche tramite disegni, temi e comportamenti.

La sua battaglia che risultati ha raggiunto?
Se vent'anni fa ero solo, oggi nella lotta alla pedofilia c'è una grande compagnia. Sono contento che si parli del problema e si agisca per debellarlo. Fino all'89 nessuno parlava di pedofilia. Oggi, invece, si mette al centro la difesa dei bambini.

26 marzo 2010
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