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Sul biotestamento prevale
la libertà di coscienza, sostiene Fini

di Laura Squillaci

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4 MARZO 2010

Sui temi bioetici la libertà di coscienza viene prima di tutto. Anche delle logiche di partito.
Rispolvera un suo vecchio cavallo di battaglia il presidente della Camera, Gianfranco Fini. E lo fa in occasione della presentazione del libro "Medicina, fede, etica e diritti", scritto dal senatore Pd, Ignazio Marino. Ospitando l'incontro nella sala del Mappamondo a Montecitorio, Fini ha ribadito come «di fronte a certi temi un cittadino non è meno di destra, meno di centro o meno di sinistra se obbedisce al proprio cuore e alla propria coscienza, indipendentemente da quello che può essere l'orientamento prevalente nello schieramento cui egli sente di appartenere».

Oltre alla libertà di coscienza per il presidente della Camera serve il confronto. «Su temi delicati come quelli legati al fine vita – ha aggiunto il cofondatore del Pdl - è necessaria una discussione quanto più possibile serena e civile, come sempre dovrebbe essere in una società libera e aperta, com'è o dovrebbe essere, la società italiana».

La presentazione del libro di Marino arriva a poche settimane dal voto alla Camera del disegno di legge sul testamento biologico, già licenziato al Senato (e sul quale Fini ha precisato che sugli articoli sui quali il regolamento permette di chiedere il voto segreto, lui lo concederà). Proprio in vista dei futuri impegni dell'Aula, Marino ha invocato un dietrofront. «Attualmente - ha detto - abbiamo in discussione un ddl che indica le procedure obbligatorie. Propongo di fare un passo indietro e di fare una legge che dica che c'è l'obbligo di somministrare i trattamenti in assenza di esplicita volontà». In cambio di un ripensamento il senatore del Pd sarebbe pronto «a un passo di ragionevolezza su idratazione e nutrizione, permettendo l'obbligo di garantirli ad eccezione del caso in cui la loro sospensione sia espressamente oggetto della dichiarazione anticipata di trattamento». Un compromesso, quello lanciato da Marino sul quale, promette, cercherà un consenso in Parlamento. «Lavorerò con il mio gruppo - ha promesso - ma anche con i tanti parlamentari del centrodestra che so che non si riconoscono nella legge attualmente in discussione».

L'incontro di questo pomeriggio, che Fini ha definito «un'ora e mezza di sana politica», è stato anche l'occasione per parlare di ricerca, e di come l'Italia sia indietro nonostante le potenzialità. «È amaro rilevare – ha detto Fini - che gli investimenti nella ricerca non sembrano purtroppo essere una priorità per la politica italiana, nonostante tutti a parole ne riconoscano il carattere strategico».

4 MARZO 2010
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