Il presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi, è formalmente indagato dalla procura di Trani nell'inchiesta Rai-Agcom, con il commissario dell'Agcom Giancarlo Innocenzi e il direttore del Tg1, Augusto Minzolini. Lo si è appreso a Trani da fonti vicine alle indagini. È quindi questo il contenuto della risposta che la procura di Trani ha fornito all'istanza presentata stamani dai legali del premier, Filiberto Palumbo e Niccolò Ghedini, che chiedevano se il premier fosse indagato.

I reati oggetto di approfondimento, per quanto riguarda il capo del governo, da parte dei magistratidella procura pugliese sono la concussione e la "violenza o minaccia ad un Corpo politico, amministrativo o giudiziario " (articoli 317 e 338 del Codice penale), reati compiuti ai danni dell'istituzione del Garante per le Comunicazioni, l'Agcom. Nei confronti di Innocenzi la procura ipotizza il reato di favoreggiamento personale (art.378 del Codice penale), in relazione alle dichiarazioni fatte nel corso di un'audizione dinanzi agli investigatori in cui avrebbe negato di aver ricevuto pressioni da Berlusconi per chiudere Annozero.

Quanto al direttore del Tg1, infine, è indagato per violazione dell'articolo 379 bis del Codice penale: rivelazioni di segreti inerenti a un procedimento penale. Minzolini non avrebbe osservato il divieto imposto dal pubblico ministero, Michele Ruggiero, di non rivelare a terzi il contenuto dell'interrogatorio a cui fu sottoposto a Trani il 17 dicembre 2009 nell'ambito delle indagini sulle carte di credito American Express.

«Se davvero a Trani si prospetta nei confronti del presidente Berlusconi la concussione e la violenza o minaccia a corpo politico, amministrativo o giudiziario - ha commentato in serata Ghedini - si è fuori da ogni logica e in una situazione giuridicamente inconcepibile e intollerabile».

Continua, quindi, a tenere banco l'inchiesta della procura di Trani. Le indagini riguardano presunte pressioni da parte del premier Berlusconi su Giancarlo Innocenzi, commissario Agcom nominato dal centrodestra, per bloccare alcune trasmissioni tv a lui scomode, come Annozero di Michele Santoro. Il premier, che in mattinata ha chiesto tramite i suoi avvocati di sapere se è indagato, ha detto di essere «scandalizzato». «A Trani - ha detto in un'intervista al Gr1 - ci sono state palesi violazioni di legge: è una iniziativa grottesca» che tuttavia «non mi preoccupa affatto» poichè «sono intervenuto a destra e a manca» contro i processi in tv e le mie sono «posizioni non soltanto lecite ma doverose».

A far discutere sia politici che magistrati è poi la decisione del ministro della Giustizia Angelino Alfano di inviare a Trani. La maggioranza dei consiglieri, sia laici che togati, del Csm ha infatti chiesto di accertare se vi siano delle interferenze nelle indagini in corso che riguardano «personaggi politici di rilievo nazionale», chiaro riferimento al premier.

Intanto il cda della Rai, nonostante la recente decisione del Tar del Lazio, ha confermato lo stop ai talk show politici. La decisione è stata presa a maggioranza (cinque voti contro il ripristino dei programmi e quattro a favore). La decisione è stata aspramente criticata dall'opposizione. Soprattutto alla luce della pronuncia del Tar che, accogliendo il ricorso di Sky e Telecom Italia, ha chiesto lo stop al regolamento dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni nella parte che blocca i talk show in periodo elettorale nelle tv private nazionali.

Il cda di viale Mazzini ha contemporaneamente dato mandato al direttore generale, Mauro Masi di acquisire al più presto dalla Commissione Parlamentare per l'Indirizzo Generale e la Vigilanza dei Servizi Radiotelevisivi le valutazioni di competenza, cui la Rai dovrà adeguarsi. La decisione è stata duramente criticata dai membri nominati dall'opposizione che hanno invece sostenuto le ragioni della ripresa dei talk show: «Esprimiamo il nostro voto contrario - scrivono i consiglieri Rodolfo De Laurentiis, Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten a conclusione del Cda - perché si tratta di una decisione dilatoria che non sana la forzatura di interpretazione del regolamento compiuta quando a maggioranza fu decisa la sospensione di quattro trasmissioni di approfondimento».

Il presidente della Rai, Paolo Garimberti si è detto amareggiato per l'esito della riunione del Cda di oggi. Amareggiato, «per la divisione» evidente in seno al Consiglio, e «per la mancata ripresa dei talk show». Garimberti si era già detto favorevole a riprendere le trasmissioni sospese e ritiene abbastanza frustrante che si sia ancora appesi su questa vicenda, con il tempo che non gioca a favore. Il presidente Rai auspicava che la lettera del presidente dell'Agcom, Corrado Calabrò, recapitata oggi, potesse sbloccare la situazione.

Soddisfatta dalla decisione del cda Rai la maggioranza. A giudizio di Daniele Capezzone, portavoce del Pdl, «la decisione del Consiglio di amministrazione Rai è corretta sia nel metodo (nel riconoscere che, allo stato, un regolamento c'è, ed è quello, peraltro positivo, approvato dalla Commissione di vigilanza) sia nel merito».

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