Il vertice della Rai viene investito dal vortice delle intercettazioni e dall'inchiesta di Trani. Il Cda previsto per oggi, che doveva discutere del caso "Minzolini-Santoro" e di quello di Paolo Ruffini, l'ex direttore di RaiTre, è stato rinviato al 24 marzo.
Un rinvio inevitabile, visto che a riferire in Cda su questi due casi avrebbe dovuto essere proprio il direttore generale Mauro Masi, di cui sono uscite diverse intercettazioni su alcuni quotidiani, una riguardante proprio Paolo Ruffini e altre su Santoro. Le dimissioni di Masi sono chieste dai consiglieri Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten, designati dal Pd mentre Rodolfo de Laurentiis, Udc, chiede un consiglio straordinario a fronte di «un inquientante quadro di pressioni e intimidazioni ipotizzato nei confronti della Rai. È necessario che il direttore generale chiarisca la sua posizione».
Diciamolo: la Rai è sempre stata al servizio dei partiti e non del pubblico. Stavolta, se possibile, c'è però un salto di qualità, in peggio: si punta a chiudere una trasmissione (al di à dei giudizi di ciascuno su Annozero), si fanno nomi di conduttori "sgraditi" (Serena Dandini), si usa un'Autorità di garanzia e di controllo, indipendente per legge, per raggiungere questi obiettivi. In mezzo, la Rai perde ascolti con le tribune politiche e senza Ballarò e Anno Zero, a vantaggio dei privati e, soprattutto del maggiore concorrente...Il cerchio si chiude.