L'assemblea dei radicali è convocata per martedì 9 marzo. In un teatro di piazza Santa Chiara, a Roma, la galassia Bonino-Pannella deciderà come rispondere al cosiddetto decreto «salva-liste», voluto dal Governo risolvere l'impasse in Lazio e Lombardia. «Non so quanto convenga giocare con i bari», ha detto Emma Bonino, candidata governatrice del Lazio, ventilando addirittura l'ipotesi di un clamoroso «ritiro». Sulla stessa linea anche il segretario dei radicali Mario Staderini che, intervistato dal Sole24Ore.com, dice: «Nessuna ipotesi è esclusa».
Staderini lo ammetta, questa del ritiro è una boutade. Un po' come quando, alle politiche del 1983, faceste campagna per l'astensione, ma otteneste comunque un rispettabile 2,19% alla Camera...
In effetti i nomi sulle liste ci sono. Ma non è questo il punto. La faccenda del ritiro è stata una montatura giornalistica. La verità è che siamo disposti a mettere in pratica tutte le forme di lotta possibili perché sia rispettata la legalità. Nel solco della nostra storia che ci ha visti fare campagna per l'astensione nel 1983, ma anche bruciare i certificati elettorali nel 1972. Oggi come allora l'Italia è vittima della partitocrazia che nega i diritti fondamentali dei cittadini.
E secondo lei non è un diritto, quello degli elettori del Pdl, di votare il loro partito? Stiamo parlando del primo partito italiano.
È un diritto sacrosanto. Infatti noi non chiedevamo di andare al voto senza il Pdl, ma di rinviare le elezioni. Ma il governo ha voluto forzare la mano con questo decreto, che è un insulto alla legge. Noi radicali non siamo riusciti a presentare le nostre liste in otto regioni. Abbiamo voluto fare tutto a norma di legge. Lo stesso è successo a Grillo in due regioni.
Come mai?
Perché non è stata rispettata la legge elettorale. Il ministero dell'Interno non ha comunicato le disposizioni agli autenticatori delle liste. E la Rai non ha osservato i doveri informativi che la legge gli impone. Un insieme di elementi che hanno danneggiato noi, come altri piccoli partiti. Ma mentre noi siamo stati esclusi, il Pdl, che ha commesso gravi irregolarità nella presentazione delle firme, si è autosanato con un decreto. È un «due pesi e due misure» inaccettabile. Nell'articolo 2 del decreto, come soltanto il Sole 24 Ore ha ricordato, c'è addirittura una norma che estende il termine ultimo per l'affissione dei manifesti da 16 a 6 giorni prima della data dell'elezione. Questo solo per consentire l'espletamento dei loro ricorsi al Tar.
Che cosa intendete fare allora?
Come dicevo, nessuna ipotesi è esclusa. Sicuramente però ci appelleremo alle istituzioni internazionali come l'Ocse (l'Organizzazione per la cooperazione e la sicurezza in Europa) o la Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo. In Italia è stato violato il diritto allo stato di diritto.
Prima promotori della disobbedienza civile, con Pannella che distribuisce hascish nelle piazze, ora paladini della legge elettorale. Dal punto di vista del rispetto della legalità non le pare una contraddizione?
Al contrario. La disobbedienza civile è l'espressione massima del rispetto della legge. Pannella non distribuiva hascish di nascosto. Lo faceva nelle piazze. Violava apertamente una legge che contestava autodenunciandosi al fine di discuterne in tribunale. Questa è per noi è la massima espressione della legalità. Richiedere la corretta applicazione della legge elettorale è la stessa cosa.