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«Commissariamento? Una misura eccessiva, accuse da dimostrare»

di Alessandro Galimberti

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2 marzo 2010

«Commissariare società quotate? Mi pare che prima di arrivare a tanto bisogna essere ben coscienti della fondatezza delle accuse, ma soprattutto della gravità dell'atto che si va a compiere».
Guido Roberto Vitale – fondatore dell'omonima banca d'affari indipendente, autore del collocamento in Borsa di una ventina di società – esprime serie riserve di fronte al rischio che, tra pochi giorni, il giudice preliminare applichi per la prima volta in Italia, nei confronti di due aziende quotate, l'articolo 15 del decreto legislativo 231/2001: il commissariamento giudiziale.

L'impressione però – o quantomeno l'ipotesi dei pubblici ministeri – è che nella vicenda Fastweb/Telecom Sparkle siano stati commessi dal management illeciti gravi, con danni molto rilevanti.
Le accuse sono gravi, ma poi andranno dimostrate nel processo. Inoltre riguardano fatti commessi molto tempo fa. Prendere oggi iniziative così ardite nei confronti di aziende e società così importanti e che soprattutto nel frattempo hanno cambiato proprietà, mi sembra un po' come chiudere le porte della stalla dopo che i buoi sono scappati. Nessun dubbio che chi ha sbagliato, se ha sbagliato, debba pagare, ma appunto parliamo dei manager. Mi sembra inopportuno in questa fase andare a incidere sull'amministrazione delle aziende, che tra l'altro sono quotate, appunto.

Secondo lei l'eventuale commissariamento provocherebbe un impatto importante?
Non avrei dubbi al riguardo. La Borsa reagirebbe senz'altro in maniera emotiva, molto emotiva. Per gli stakeholders il danno sarebbe inevitabile e soprattutto ingente. Per questo sostengo che mi pare opportuno valutare a sangue freddo la portata di un'iniziativa di questa ampiezza in questa fase. Una società commissariata non può che andare a rilento, con tutte le conseguenze sulla gestione e quindi sui diritti degli stakeholders.

D'accordo, ma preso atto della gravità dell'impianto accusatorio, che cos'altro si potrebbe fare?
C'è un consiglio di amministrazione. Si può immaginare di inserire un consigliere ovviamente designato dal tribunale che sovrintenda all'attività di amministrazione, partecipi e vigili. Si può chiedere ai sindaci, in questa fase, di svolgere il loro compito con molta attenzione; si può chiedere infine alla società di agire per l'ordinaria amministrazione e nulla più. Ma francamente il comissariamento mi sembra eccessivo, soprattutto in relazione a fatti imputabili al passato management. Si perseguano gli amministratori pro-tempore senza turbare più del necessario la gestione dell'azienda».

2 marzo 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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