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ELIO E LE STORIE TESE
Il nostro amico Lambro deturpato dalla «petroliata»

di Elio e le Storie Tese

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3 Marzo 2010
Elio e le Storie Tese: il nostro amico Lambro deturpato dalla «petroliata»

«I corsi d'acqua di Milano navigano in cattive acque». Il gioco di parole ironico è di Elio e le Storie Tese. Ma l'ironia si ferma qui, perché, sulla vicenda dell'inquinamento del Lambro, anche il celebre gruppo milanese ha poca voglia di scherzare.
Gli Elii hanno il loro studio di registrazione proprio vicino alle sponde del fiume milanese nei giorni scorsi invaso da 600mila litri di olio combustibile, provenienti dalla Lombarda Petroli di Villasanta, sversati in maniera dolosa da anonimi. E lo stato di salute del fiume, ora, preoccupa loro come migliaia di milanesi.
«Qualcuno ora dovrà rispondere – scrivono Elio e le Storie tese –. I responsabili dovranno impegnarsi in prima persona a ripulire il fiume. Sarebbe molto bello che tutti quelli che vivono e lavorano sulle rive del fiume Lambro, dall'inizio alla fine del suo percorso, e che quindi verranno pesantemente danneggiati da questo inquinamento, si coalizzassero in una splendida class action. Se ci fosse un'azione importante crediamo sarebbe giusto partecipare».
I corsi d'acqua di Milano navigano in cattive acque. La vicenda dell'inquinamento del Lambro si può commentare con questo simpatico, ma efficace, gioco di parole. Il nostro rapporto con il fiume è molto semplice. Risale a quando siamo arrivati in questo studiolo in via Folli a Milano, sede della nostra casa discografica Hukapan: da allora il Lambro ci scorre a fianco tutti i giorni, ma non siamo per questo degli esperti di navigazione fluviale e non ci andiamo nemmeno a pescare.
Ripercorrendo il passato, la nostra carriera si è da sempre sviluppata lungo i corsi d'acqua di Milano: i concerti alle Scimmie e al River Side (due pub storici sui Navigli), le serate allo Zelig, vicino alla Martesana, nella quale abbiamo visto topi di dimensioni enormi.
Oggi invece lavoriamo a due passi dal Lambro, dove la panoramica non è così accattivante come si potrebbe immaginare.
Ogni tanto attraversiamo il ponte adiacente e vediamo nell'acqua delle schiumette da chimica e ci domandiamo: «Ma perché?». L'acqua non è forse il bene più importante che abbiamo? Tra poco ce ne sarà sempre meno e consentiamo alle aziende di scaricare la loro fogna nell'acqua, ma siamo pazzi? Tempo fa dal nostro studio di registrazione sentivamo anche odori forti provenire dal fiume, invece ultimamente non se ne sentivano più ed avevamo letto che nel 2007 il Lambro aveva raggiunto i minori livelli di inquinamento di sempre. Quando insomma si poteva iniziare ad essere contenti. Invece arriva la petroliata.
Qualcuno ora dovrà risponderne. I responsabili dovranno impegnarsi in prima persona a ripulire il fiume. Ci rattrista il fatto che, come al solito, non perdiamo occasione per distruggere quello che la natura ci offre.
Le nostre nonne ci hanno raccontato che, quando erano giovani, nel Lambro o nei Navigli ci facevano il bagno: adesso possiamo tuffarci nella melma di oli combustibili, provenienti dai depositi della Lombarda Petroli di Villasanta, che invadono il fiume.
Crediamo innanzitutto che sia inammissibile e, pur non essendo degli investigatori, sembra un po' strano che quattro balordi possano entrare in un'azienda e sapere esattamente cosa aprire per scaricare dei petroli nel fiume. Perché lo fanno? Forse perché sanno che non rischiano più di andare in carcere?
Il punto è questo: se dentro la mia cantina o nel bagno c'è dell'uranio e arrivano dei delinquenti per prenderlo e spargerlo nel parco vicino, è sicuramente colpa dei malintenzionati. Ma perché io in casa avevo uno stoccaggio così importante di materie prime inquinanti? Insomma, se possiedo del materiale dannoso e questo materiale in qualche modo finisce altrove, ne sono responsabile anch'io.
Per questo sarebbe molto bello che tutti quelli che vivono e lavorano sulle rive del fiume Lambro, dall'inizio alla fine del suo percorso, e che quindi verranno danneggiati da questo inquinamento, si coalizzassero in una splendida class action. Se ci fosse un'azione importante, credo sarebbe giusto partecipare.
Se fossimo in un altro paese, magari come l'America, probabilmente la class action sarebbe già partita: è la prima cosa che c'è venuta in mente quando abbiamo appreso la notizia.
L'unica speranza è che in questo paese la gente smetta di dire: «Eh, va beh». E invece si dia da fare, perché quello che è successo è un fatto gravissimo ed i responsabili devono pagare sanzioni pesantissime.
Come gruppo da sempre siamo molto sensibili alle tematiche ambientali, soprattutto a quelle legate alla nostra città, Milano. Il nostro tastierista Rocco Tanica qualche tempo fa ha raccolto 16mila firme per difendere il bosco di Gioia, dove adesso sorge il nuovo grattacielo, sede della Regione Lombardia.
C'è da preoccuparsi se chi per primo dovrebbe rispettare e far rispettare la natura, invece la rade al suolo per costruirci sopra nuovi beni, veri e propri simulacri di virilità in calcestruzzo. Salvo poi decretare lo stop alle auto per due domeniche, così la natura risorge. Di fronte a queste cose, ci si sente poco tutelati.

Testo raccolto da Michela Finizio a colloquio con Faso

3 Marzo 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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