La carica dei 700 alla conquista del Pirellone. Tutti in corsa (al netto del ricorso presentato dai Radicali contro la lista di Formigoni) per accaparrarsi una poltrona e sostenere i sei candidati alla presidenza regionale. Per chi sulla scheda volesse esprimere una preferenza, c'è solo l'imbarazzo della scelta: dai "soliti" nomi che nell'ultima legislatura hanno affiancato il presidente Roberto Formigoni, ai diversi attori e sportivi che scendono in campo per l'occasione. Le liste lombarde, infatti, pescano in tutti i segmenti della pubblica amministrazione e della società civile.
Prendendo in esame i curricula degli oltre 700 nomi in pista per le regionali del prossimo 28 e 29 marzo, è possibile tracciare un identikit del candidato. Il Sole 24 Ore Lombardia, a pochi ore dalla presentazione delle liste in Tribunale, è in grado di rivelare alcuni dati medi significativi: le donne sono meno di un terzo sul totale e l'età media dei candidati è pari a 49 anni. Due dati che, anche questa volta, lasciano poco spazio al rinnovamento della politica (sia generazionale che di genere).
In quasi tutte le liste il gentil sesso si ferma intorno al 30 per cento, ad eccezione del Partito democratico che registra una quota rosa del 42,5 per cento (quasi uno su due). A seguire le donne conquistano posizioni tra i Radicali (39%), la cui lista però è stata esclusa per insufficienza di firme. Buona la partecipazione femminile anche tra i socialisti (35%) e negli altri due partiti di sinistra (34% sia per la Federazione che per Sinistra e libertà). Sotto la media invece il Pdl (29%), l'Udc (25%) e la Lega nord (23%).
A conferma della scarsa apertura nei confronti delle donne, basta passare in rassegna i sei listini dei candidati presidenti: qui, cioè tra i candidati "che contano", escludendo quindi le liste provinciali, si contano solo 19 donne contro 72 uomini, appena un quinto sul totale.
Ad essere maggiormente rappresentati sono gli over 50: il maggior numero di candidati (41%) si concentra nella fascia di età tra i 51 e i 65 anni. Seguono quelli tra i 36 e i 50 anni (35%) e poi gli estremi: se da un lato il 17% dei candidati è under 35, dall'altro un buon 7% (quindi circa 50 persone) sono over 65.
Un po' più vecchi sono i rappresentanti della sinistra radicale di Vittorio Agnoletto (Rifondazione comunista), la cui età media sale di dieci anni e sfiora i 59: in questo caso ad alzare la media sono i tre ultraottantenni Dario Fo, Franca Rame e Margherita Hack. Segue il listino dell'Udc con 57 anni e del Pdl con 53, mentre gli altri sono tutti sotto il dato medio.
L'elisir della gioventù appartiene ai candidati di Forza nuova (età media 36 anni): cinque su 12 sono nati negli anni '80 e stanno ancora studiando. Molto giovani anche i "grillini" (età media 41 anni): per i candidati di Vito Crimi sembra più importante proporre volti nuovi che rispettare le "quote rosa", confinate a sole tre donne contro 13 uomini nel listino e pari al 26% sul totale.
A fare notizia è soprattutto il profilo professionale dei candidati lombardi: esaminando i curricula si scopre che uno su tre è un libero professionista. Il popolo delle partite Iva, dunque, prende davvero d'assalto le liste regionali e si candida a governare la regione più produttiva del paese. Nel dettaglio, fatto cento il numero dei professionisti candidati, il 23% è rappresentato da giornalisti o, più in generale, professionisti della comunicazione che continuano a guadagnare spazio nella politica. Seguono i medici, pari a un quinto del totale; gli architetti, geometri e ingegneri (17%); gli avvocati (15%); i numerosi consulenti, da quelli informatici a quelli del lavoro (16%); e così via. In percentuali minori, si incontrano anche commercialisti, artigiani oppure amministratori di condominio.
Tra gli oltre 700 candidati ci sono poi quelli che lavorano in azienda (16% tra impiegati e dirigenti); i politici "tout court" (12%), i docenti (7,2%), gli imprenditori (7%). Quello che è sicuro, insomma, è che più della metà non ha alle spalle precedenti esperienze politiche: ad aver ricoperto precedenti cariche istituzionali sono il 42% dei candidati.
La percentuale di "ex sindaci" o "ex consiglieri", in realtà, sale fino al 90% e al 78% rispettivamente nel Pdl e nella Lega Nord, e questo perché, va precisato, i due partiti governano già nella maggior parte delle amministrazioni sul territorio regionale.
A sinistra, invece, non tutti vedono allo stesso modo l'apporto di personaggi "navigati": solo uno su cinque dei candidati della Federazione della sinistra ha già ricoperto incarichi istituzionali; uno su due in Sinistra ecologia e libertà.
Punta invece di più sull'esperienza la squadra di Penati: hanno ricoperto incarichi istituzionali 11 candidati su 16, tra cui 6 politici di professione.
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