Sì al presidenzialismo se passa la riforma federale. Per il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, la questione va messa in positivo: «A noi preme la riforma dello stato. Federalismo fiscale, quindi, e più poteri a comuni, province e regioni, meno al governo centrale». All'indomani delle elezioni regionali, Maroni considera un «risultato storico» quello «raggiunto dalla Lega». E traccia le prospettive di lavoro «dei prossimi tre anni: perché, fuori dall'assillo elettorale, possiamo fare davvero le riforme».
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, chiede ancora una volta che siano condivise.
Adesso si possono e si devono, credo, fare in questo modo.
Non bastano gli auspici, però. C'è un percorso concreto?
Vorrei suggerire il «modello Viminale» che proprio oggi (ieri per chi legge, ndr), al Senato, ottiene l'ok all'unanimità, maggioranza e opposizione, sull'istituzione dell'agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati. Alla Camera ha già avuto analogo consenso.
Qual è l'arcano di questo metodo?
Nessun segreto: una proposta del governo, discussa e modificata in parlamento. Con grande concretezza. In questo modo abbiamo realizzato una struttura unica al mondo.
Converrà, ministro, che se si parla della riforma della giustizia o del federalismo, non è così facile.
Io sono ottimista e ci sono anche i tempi necessari per processi di questo genere. Poi, nel dibattito si capirà chi ci sta e chi no.
La Lega mette al primo posto il federalismo: riuscirà a condurlo in porto?
Lo scenario è cambiato e le vittorie in Piemonte e Veneto sono strategiche, direi decisive. Roberto Cota e Luca Zaia saranno i primi a dare attuazione al federalismo. Anche perché, come in ogni parto, c'è chi spinge e chi deve aiutare a estrarre il nascituro. Le due regioni che abbiamo conquistato avranno quest'ultimo compito.
Cambiano anche gli equilibri nella Conferenza stato regioni.
Mi auguro che il prossimo presidente della conferenza appartenga alla maggioranza. Comunque, ormai siamo quasi alla pari e potranno venir meno o ridursi certe posizioni pregiudiziali a priori, frutto solo di scontro politico.
Qual'è il ruolo del Viminale per il decollo dell'attuazione federalista?
L'ordine di scuderia è fare un gioco di squadra, così come è già stato finora, con il ministero delle Riforme, guidato da Umberto Bossi, e quello della Semplificazione, con Roberto Calderoli.
Ma i decreti attuativi a che punto stanno?
Sono quasi pronti.
Nel Pdl, intanto, torna la spinta per introdurre il presidenzialismo.
È l'altra faccia della medaglia delle riforme. Va bene qualunque cosa, se passa la riforma federale. Si tratti dell'elezione diretta del premier o del presidente della Repubblica, la priorità per noi è la revisione della forma di stato. Più poteri agli organi di governo del territorio, meno a quello centrale.
Il Pdl ha altre priorità, ma in ogni caso: il risultato elettorale sposta i rapporti di forza con la Lega?
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