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Il comitato per i matrimoni gay: «Non è argomento di campagna elettorale»

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23 marzo 2010


La questione dei matrimoni gay non può
essere oggetto di campagna elettorale. Lo affermano i coordinatori del comitato nazionale "Sì lo voglio" in favore del diritto all'unione tra persone dello stesso sesso.
Del documento firmato da Imma Battaglia, Maurizio Cecconi, Enzo Cucco, Paolo Patanè e Francesca Polo, si legge che «contrariamente a quanto fa la Cei sull'aborto non riteniamo che la decisione della Corte costituzionale sui matrimoni gay debba essere argomento di campagna elettorale. Si tratta di una questione di diritti e di eguaglianza aperta da 40 anni a cui non è mai stata offerta risposta». Per i coordinatori del comitato «dalla Corte costituzionale potrebbe venire una decisione che colma questo vuoto. Aspettiamo fiduciosi, certi che qualunque sarà la decisione segnerà un nuovo punto di partenza».

Intanto è slittata a domani la decisione della Corte Costituzionale sul caso di Francesco Piomboni e Matteo Pegoraro, la prima coppia omosessuale in Italia a presentare le pubblicazioni di matrimonio al comune di Firenze nel 2007 e a proporre ricorso al Tribunale ordinario di Firenze e successivamente alla Corte d'Appello contro il no alle pubblicazioni dell'ufficiale di stato civile di Palazzo Vecchio. La Corte Costituzionale si pronuncerà in merito all'ammissibilità di due dei quattro ricorsi presentati ai tribunali di Trento, Venezia, Ferrara e Firenze da coppie di persone dello stesso sesso, impugnando in sede giudiziale il rifiuto alle pubblicazioni ricevuto dai rispettivi comuni di residenza.

Per Franco Grillini di Gaynet, «qualunque sia l'orientamento della Corte costituzionale sul matrimonio tra persone dello stesso sesso, già la discussione di oggi rappresenta un fatto di rilevanza storica perché punta il dito su una discriminazione di fatto tra cittadini: da una parte cittadini che possono contrarre matrimonio, dall'altra cittadini che non possono contrarre matrimonio».

Per il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri con delega alle politiche per la famiglia, Carlo Giovanardi, «la Consulta non può bocciare la Costituzione italiana. L'articolo 29 parla chiaro, la famiglia é una società naturale formata dal matrimonio». E la famiglia, ha ribadito Giovanardi, é costituita da un uomo e una donna, i nostri costituenti non avevano il minimo dubbio che il matrimonio fosse l'unione tra un uomo e una donna. Quindi mi aspetto che la Consulta bocci il ricorso». (N.Co.)

23 marzo 2010
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