ROMA - «Qualsiasi strada». E, cioè, i tribunali, la piazza, l'ostruzionismo in parlamento. Pierluigi Bersani diceva così ieri ai suoi che ha riunito di nuovo alla sede del Pd. Il segretario sa che la vittoria del Tar è solo una tappa, che dopo c'è il Consiglio di stato e anche un possibile rinvio del voto. E sa anche che il centro-destra, a questo punto, spera nell'ammissione da parte del tribunale di Roma di una lista-fotocopia ma il Pd, che ha già presentato una diffida, è pronto a ricorrere al Tar se la lista oggi sarà accettata. Bersani non vuole commentare tutti questi scenari possibili ma la strada è tracciata per ognuno di questi. E ieri lo diceva ai suoi: «Faremo tutti i ricorsi necessari per via giurisdizionale. Tutti. E poi andremo in piazza sabato perché le nostre ragioni escono rafforzate dal pronunciamento del Tar e gireremo l'Italia in pullman per far conoscere ai cittadini il pasticcio fatto dal centro-destra». Insomma, una battaglia a tutto campo, politica e in punta di diritto. La macchina si è già messa in moto. Filippo Penati ha già annunciato la contro-mossa in Lombardia. «Se venisse confermata la volontà del Pdl di ricorrere al Consiglio di stato contro la sentenza del Tar del Lazio, è evidente che tale circostanza farebbe venire meno le ultime perplessità che mi rimangono per fare lo stesso in Lombardia». E da Roma, c'è attesa per la riunione convocata dai radicali per oggi che ha all'ordine del giorno la decisione se ritirarsi o no dalla gara elettorale. Ma è difficile, a questo punto, una rinuncia anche se i radicali hanno sempre riservato colpi di scena. «I giudici vadano avanti e decida chi deve decidere», diceva la candidata Emma Bonino.
Anche domenica sera, nel coordinamento convocato a Roma dal segretario, si è esclusa l'ipotesi di una rinuncia della Bonino mentre sono state esplorate tutte le strade ed è stata decisa la linea dura a colpi di ricorsi, mobilitazione e battaglia parlamentare. Non c'era ancora il pronunciamento del Tar e teneva ancora banco il conflitto contro il Quirinale scatenato da Di Pietro. Alcuni, tra cui Franco Marini, Umberto Ranieri ed Enrico Morando si sono scagliati contro l'ex Pm chiedendo che il Pd organizzasse una manifestazione pro-Napolitano. Ma l'idea non è passata. Così come sono state messe a tacere alcune voci critiche contro la lettera del capo dello stato che secondo alcuni si era spinto troppo oltre.
Si attenuano le tensioni con Di Pietro concordando insieme la piattaforma per la manifestazione. Una paginetta con le ragioni della piazza siglata anche dall'ex pm per evitare che la protesta pieghi anche su Giorgio Napolitano. Bersani ha avuto un altro colloquio con il leader dell'Idv che, ieri, infatti, ha abbandonato i toni duri. E oggi da Roma partiranno due pullman di deputati Pd: uno diretto a Sud, l'altro a Nord per spiegare il «pasticcio» del governo. «Ma della sentenza del Tar che dà prevalenza alla potestà regionale, cosa dice la Lega federalista?», si chiedeva Andrea Orlando, responsabile giustizia del Pd. È chiaro che questo sarà uno degli argomenti politici per mettere in difficoltà la maggioranza e creare divisioni. La battuta migliore è di Enrico Letta: «Dopo la sentenza del Tar, il premier convocherà un Cdm per abolirlo?».