ITALIA

 
 
 

Regionali2010

/
/
 
HOME DEL DOSSIER

Editoriali

Regionali aggiornamenti

Notizie in tempo reale

Programmi

Regionali caso Lazio

Sondaggi Ipsos-Sole 24 Ore

Antonio Di Pietro: «Valutare l'impeachment di Napolitano»

commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
5 marzo 2010
Il segretario del Partito Democratico Pier Luigi Bersani (ANSA/CIRO FUSCO/DRN)

Una manifestazione a Roma tra oggi e domani: è l'ipotesi che circola in ambienti del centrosinistra per protestare contro il decreto che rimetterebbe in gioco le liste del Pdl alle prossime elezioni. Nelle prossime ore potrebbe tenersi un vertice del centrosinistra regionale proprio per definire eventuali iniziative di protesta.
L'opposizione dunque condanna la decisione del governo di risolvere per decreto il problema delle elezioni in Lazio e Lombardia (dove le liste del Pdl sono state escluse per ritardi e vizi procedurali). Il più duro è certamente Antonio di Pietro: «C'è la necessità di capire bene il ruolo di Napolitano in questa sporca faccenda onde valutare se non ci siano gli estremi per promuovere l'impeachment nei suoi confronti per aver violato il suo ruolo e le sue funzioni». «Ieri sera - spiega il leader Idv - appena ho saputo che Napolitano aveva firmato la legge salva Pdl, che permette a chi ha violato la legge di essere riammesso alla competizione elettorale, ho pensato tra me e me, come già è avvenuto per le altre leggi ad personam, che il Presidente della Repubblica si era comportato da Ponzio Pilato, lavandosene le mani. Poi, stamattina, dalla lettura dei giornali ho appreso che il Colle avrebbe partecipato attivamente alla stesura del testo. Se così fosse sarebbe correo visto che, invece di fare l'arbitro, avrebbe collaborato per cambiare le regole del gioco mentre la partita era aperta».

«Se il decreto interpretativo - aggiunge in una nota Vincenzo Maruccio, capolista dell'Italia dei Valori alle Regionali del Lazio - è il coniglio che il governo pensa di tirare fuori dal cilindro per aggirare di nuovo le regole per meri interessi di parte, sappia che l'Italia dei Valori valuterà l'ipotesi di ritirare la sua lista da una competizione elettorale che ne uscirebbe irrimediabilmente falsata. Non è tollerabile un'ingerenza di tale portata e di tale incostituzionalità, solo per riparare ai clamorosi pasticci di dirigenti locali del Pdl. Gli italiani hanno capito benissimo i termini del problema. Una forzatura di questo tipo risulterebbe a tutti inaccettabile e degna del regime totalitario, piduista e fascista con il quale ci troviamo a convivere. A questo punto il governo potrebbe fare molto di più: nominare Polverini e Formigoni presidenti di Regione per decreto».

Duri commenti anche dal Partito democratico: «Quando si contrappone la forma alla sostanza, soprattutto in materia di regole elettorali, si minano le fondamenta della vita democratica - afferma in una nota Rosy Bindi, presidente dell`Assemblea nazionale del Pd - se il testo del decreto legge sulle elezioni regionali è quello anticipato dalle agenzie di stampa siamo di fronte a norme non interpretative ma modificative e con profili di incostituzionalità. La Corte costituzionale potrebbe quindi dichiarare l'incostituzionalità del provvedimento e tra un anno si tornerebbe a votare».

Nel pomeriggio si era espresso con durezza anche il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, quando si era avuta la certezza che l'esecutivo avrebbe approvato il decreto: «Si vuole ovviare formalmente a obiezioni di tipo costituzionale come sarebbe stato per un decreto innovativo. Usano il dl interpretativo per arrivare comunque al risultato che gli serve per aggiustare il loro pasticcio, ma il trucco c'è e si vede, in alcuni casi fino al ridicolo. Se decidono così potranno aspettarsi solo una nostra ferma opposizione». Una stroncatura netta, che risultava, con qualche imbarazzo, ancor più evidente quando cominciava a circolare la disponibilità del Quirinale, secondo indiscrezioni più possibilista circa la valutazione di un decreto interpretativo.

Eppure, i contatti con il Colle, secondo quanto è stato riferito, non erano mancati e forse non è un caso che Massimo D'Alema, poco dopo il segretario, abbia pronunciato parole di tenore ben diverso: «Vedremo di cosa si tratta - ha detto D'Alema riferendosi al decreto -. Per quel che si capisce il governo ha rinunciato a cambiare la normativa in corso d'opera, che sarebbe stata una cosa gravissima. Bisognerà vedere che cosa si intende per decreto interpretativo». Una prudenza che probabilmente il Quirinale avrebbe apprezzato anche dal segretario del Pd. Di sicuro nel principale partito d'opposizione c'è chi osserva: «Forse Bersani avrebbe potuto essere più cauto».

5 marzo 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio

L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER
Effettua il login o avvia la registrazione.
 
 
 
 
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-