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Da Torino a Firenze 9 miliardi sotto inchiesta

di Gianni Trovati

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26 ottobre 2009
GRAFICO
I valori nazionali derivati degli enti pubblici interessati

Le inchieste fiorentine (11 comuni sotto esame, compreso il capoluogo toscano) battono sul filo di lana quelle di Terni (che si fermano a 10 comuni) per numero di enti coinvolti, e anche quella milanese se si guarda al valore delle operazioni passate al setaccio (1,7 miliardi in Toscana, 1,6 a Milano). Ma da Torino a Palermo, passando naturalmente per Milano e Napoli, dove si incontra il valore più alto "a carico" di un singolo ente (2,1 miliardi), non conoscono confini le inchieste delle fiamme gialle alla ricerca dei reati economici e contabili che hanno macchiato gli anni della creatività finanziaria di sindaci e presidenti di regione o provincia (si veda anche Il Sole 24 Ore dell'11 giugno).

Sotto esame ci sono 40 comuni, due Regioni (Piemonte e Toscana) e una Provincia (Brindisi), protagoniste di operazioni strutturate su un debito complessivo che supera di un soffio i 9 miliardi. In pratica, un quarto del mercato degli swap in pancia agli enti territoriali è sotto inchiesta.

Il lavoro di finanzieri si divide in due grandi capitoli, ognuno dei quali fa tremare una delle due parti in causa nel valzer finanziario ballato da banche e amministratori locali. A Firenze, come a Milano, Torino e in altri cinque casi (si veda il grafico a fianco) tutto parte dalla procura della Repubblica, mette nel mirino soprattutto le banche.

A Firenze e dintorni, per esempio, la procura sta facendo le pulci a circa 130 contratti, con l'aiuto della guardia di finanza che ha bussato alla porta di otto istituti italiani e sei stranieri; alla ricerca di prove su «altissime commissioni implicite», «tassi esageratamente alti imposti agli enti», e più in generale «clausole e condizioni che possano aver causato il pregiudizio degli enti pubblici sottoscrittori».

Quattro banche come persone giuridiche e 12 loro funzionari (oltre all'ex direttore generale del comune Giorgio Porta e un altro dirigente di Palazzo Marino) sono al centro dell'inchiesta chiusa a fine luglio dalla procura di Milano, su cui ora si deve pronunciare il Gip. Anche nel capoluogo lombardo il pilastro dell'ipotesi investigativa guarda, come sottolineato dal nucleo di polizia tributaria, agli «ingenti profitti senza giustificazione» che le banche avrebbero spuntato dalle operazioni. Nel corso delle operazioni, poi, l'inchiesta milanese si è estesa anche ai contratti sottoscritti dalle Regioni Lombardia, Liguria e Calabria con Merrill Lynch, Ubs e Nomura.


Quando ad accendere i motori è invece la corte dei conti, la parte dei protagonisti in negativo passa agli enti locali, e la ricerca punta alle responsabilità per i danni erariali che amministratori e funzionari possono aver causato alle casse pubbliche. Nasce da qui, per esempio, la maxi-indagine umbra, partito quando la procura contabile della regione ha messo sotto indagine, e poi condannato, gli amministratori del comune di Terni che avevano utilizzato il debito per finanziare spese correnti, violando l'articolo 119 della Costituzione. Sotto al debito, però, c'erano i derivati, che hanno rappresentato il passo successivo dell'inchiesta.

26 ottobre 2009
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