Il decreto salvaliste continua a suscitare l'attenzione della stampa straniera. "Silvio Berlusconi forza la legge elettorale" titola oggi Le Figaro, con un richiamo sulla homepage del suo sito internet. Ma pur sottolineando la forzatura, la corrispondenza del quotidiano conservatore francese fa notare che gli errori formali rischiavano di privare 12 milioni di elettori di un candidato del partito di maggioranza.
"Per sbloccare il pasticcio elettorale nel quale i suoi candidati si sono smarriti, Silvio Berlusconi ha deciso di imporsi", scrive il corrispondente da Roma Richard Heuzé. "Senza consultare l'opposizione e contro il parere del capo dello Stato, il presidente del Consiglio ha decretato la riapertura dei termini di deposito delle liste per le elezioni regionali del 28 e 29 marzo prossimi. Questo atto autoritario mette fine a un grottesco pasticcio ("imbroglio" in francese) che durava da otto giorni".
"Questo decreto – continua Le Figaro – non modifica l'attuale legge elettorale. Non rinvia la data delle elezioni né le annulla. Tre ipotesi prese in considerazione nel corso della settimana". Nel ricapitolare i problemi delle liste a Milano e a Roma, Heuzé spiega che per le liste di Roberto Formigoni mancavano dei bolli, mentre nel Lazio racconta questa versione dei fatti: il funzionario del Pdl, scrive, "non ha potuto far registrare la sua lista in tempo. Si trovava all'interno dei locali della commissione elettorale, ma i socialisti e i radicali, sbarrandogli la strada, non gli avrebbero permesso di raggiungere in tempo l'ufficio".
Questi "errori formali", si legge ancora su Le Figaro, rischiavano di privare dodici milioni di elettori (nove milioni in Lombardia e tre milioni nel Lazio) di un candidato del partito di maggioranza alle elezioni. L'articolo osserva che l'opposizione è "furibonda", mentre il governo ha perso tre punti in una settimana. "Due elettori della maggioranza su dieci dichiarano di non avere più fiducia" nell'esecutivo. La stessa Lega Nord ha parlato di dilettantismo sconcertante" del partito di Berlusconi.
Di tutt'altro tono la corrispondenza di Miguel Mora su El Pais. "Il popolo viola estende la sua protesta pacifica a tutta l'Italia" titola il quotidiano spagnolo. "Il movimento – si legge nel sommario - chiama a difendere la democrazia dopo il ‘decretazo' di Berlusconi. Il Corriere della Sera rivela che il primo ministro ha trattato ‘brutalmente' il capo dello Stato. La popolarità del governo cala di quattro punti e arriva al punto più basso".
Migliaia di giovani con abiti viola – riferisce Mora - hanno manifestato a Napoli, Roma, Firenze, Arezzo, Sassari, Reggio Calabria, Bari Pistoia, Messina, Pescara e altre città. Hanno letto messaggi messi sulle pagine del movimento (ilpopoloviola.it) attraverso Facebook e Twitter "per unire la protesta della rete e della piazza". Il popolo viola – aggiunge - si è unito alla manifestazione di sabato prossimo convocata dal centrosinistra.
Sul ruolo del capo dello Stato, l'articolo fa notare che, a parte Antonio Di Pietro, il centrosinistra "discolpa" il presidente ricordando che la politica è l'arte del possibile e che non aveva altra opzione che firmare per evitare "situazioni di violenza". Il corrispondente definisce "impressionante" la ricostruzione dell'incontro al Quirinale tra Berlusconi e il presidente Roberto Napolitano.
El Pais critica la linea seguita dall'opposizione: "La fragilità dell'opposizione esime Napolitano. Il centrosinistra ancora una volta ha dato mostra della sua profonda debolezza e della sua mancanza di visione". Se – argomenta Mora - avesse concordato con Berlusconi una soluzione politica del pasticcio, provocato dal partito di maggioranza ma dannoso anche per l'opposizione, sarebbe uscita rafforzata.
"In ogni caso", commenta il quotidiano spagnolo , "il gran perdente in questa storia di abuso di potere e generale inettitudine politica, nella quale non ci sono innocenti, è Berlusconi". La popolarità del suo governo è scesa al 39%, "il punto più basso della legislatura".
Il giornale spagnolo lascia poi spazio alle critiche del costituzionalista Gustavo Zagrebelsky: su La Repubblica il giurista sostiene che non si tratta di un decreto interpretativo. Il provvedimento "ritocca la normativa esistente" e viola i principi di uguaglianza e imparzialità poiché cambia le regole del gioco elettorale in piena campagna.
Sui siti del Nouvel Observateur e del New York Times la vicenda è seguita oggi con lanci d'agenzia. Una Reuters, intitolata sul Nyt "L'opposizione italiana protesta per il secondo giorno di fila", sottolinea il calo di popolarità del governo, ma conclude che, nonostante questi problemi, la maggioranza dovrebbe avere buoni risultati. L'articolo della Reuters cita Renato Mannheimer, secondo il quale l'indebolimento della popolarità del governo non si è tradotto in un rafforzamento dell'opposizione di centrosinistra, ma ha invece diffuso un senso di disillusione nei confronti della classe politica.
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