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Secondo il premier «Gomorra e Saviano promuovono la mafia»

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16 aprile 2010


La Piovra e Gomorra come enti di promozione della mafia nel mondo, dal momento che l'organizzazione criminale risulta sesta in classifica, ma senz'altro prima per notorietà nel mondo. Miscelando i dati degli osservatori istituzionali agli indicatori mediatici, Silvio Berlusconi è tornato a criticare i programmi basati sul storie di criminalità organizzata. La sua avversione per "La Piovra" era nota, oggi, dalla sala stampa di Palazzo Chigi, in "black list" finisce anche Roberto Saviano.

Il presidente del Consiglio, con i ministri di Interno e Giustizia al suo fianco, osserva che la mafia ha goduto di «un supporto promozionale che l'ha portata ad essere un fatto di giudizio molto negativo per il nostro Paese. Ricordiamoci le otto serie della Piovra, programmate dalle televisioni di 160 Paesi nel mondo, e tutto il resto, tutta la letteratura, il supporto culturale, Gomorra e tutto il resto».

Inevitabili le polemiche. Secondo l'ex procuratore nazionale Antimafia, Pierluigi Vigna, le dichiarazioni di Berlusconi contro "Gomorra" sono «improprie perché il libro di Saviano ha aperto gli occhi a gran parte dell'opinione pubblica sulla camorra». Gomorra, continua l'ex procuratore nazionale Antimafia, «è molto utile. Certe cose non le sapevo e anche gli addetti ai lavori ne sapevano meno di quanto esposto con una prosa molto bella». Attacchi al premier anche da sinistra. «È davvero assurdo quanto dichiarato per l'ennesima volta oggi dal premier a proposito di Gomorra e Saviano. Manca solo che ora si metta ad accusare i magistrati, le forze dell'ordine e le associazioni anti racket e tutti coloro che combattono e lottano contro la criminalità organizzata», ha commentato la presidente del gruppo pd a palazzo madama, Anna Finocchiaro. Polemico Walter Veltroni: «Roberto Saviano - ha detto l'ex segretario del Pd - è uno dei protagonisti della lotta alle mafie e il presidente del consiglio del nostro Paese avrebbe il dovere di rispettarlo e non di attaccarlo e isolarlo».

E Antonio Di Pietro ha chiesto al premier pubbliche scuse. «Berlusconi - dice Di Pietro - si scusi con Saviano che rischia la vita per le sue denunce e a tutti quegli operatori di giustizia che, nonostante le minacce in stile mafioso fatte da un Presidente del Consiglio, hanno ancora oggi il coraggio di tenere alto il senso dello Stato e delle istituzioni. Tra l'altro è singolare che Berlusconi parli di successi del governo nella lotta alla criminalità nel giorno in cui è stata chiesta la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa per il suo luogotenente Marcello Dell'Utri. Infatti, se fosse stato realmente interessato alla lotta alla mafia, non lo avrebbe candidato per assicurargli l`impunità. Così come non avrebbe dovuto impedire l`arresto del suo sottosegretario Nicola Cosentino. Berlusconi, quando parla di lotta alla criminalità, farebbe bene a guardarsi allo specchio e darsi una ripulita».

16 aprile 2010
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