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Il responsabile giovani della Cei: «Oggi essere cattolici è difficile e frutto di una scelta»

di Massimo Donaddio

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20 aprile 2010

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Mi sembra che vi sia una grande ignoranza circa la posizione della Chiesa su alcuni temi riguardanti la morale; tale ignoranza spesso degenera in confusione; i temi etici vengono spesso veicolati al grande pubblico attraverso la televisione, nei talk-show; le questioni spesso sono trattate in modo superficiale, strumentalizzate a fini politici, presentate in modo ingannevole e parziale. I giovani, proprio perché vivono il tempo della formazione della propria personalità, sono vulnerabili agli inganni e faticosamente riescono a riconoscere la proposta disinteressata di felicità e di verità che sta dietro ai richiami della Chiesa. Con loro si dovrebbe perdere tempo per studiare e capire insieme la verità delle cose; è questa una grande responsabilità educativa e culturale del mondo adulto verso le nuove generazioni.

Si parla, anche nella nuova indagine, di una religiosità sempre più "fai da te" o di consumo religioso occaionale, replicando in un qualche modo i modelli sociali e culturali dominanti. Quanto fa problema per i giovani un'appartenenza religiosa coerente convinta e continuativa?
La vita dei santi e di tanti credenti testimonia che la fede è un cammino: nasce e si sviluppa nei modi più vari; molte persone si aprono alla fede attraverso la sofferenza, altre grazie a un libro, altre ancora dopo un'esperienza di servizio verso i poveri o in virtù dell'incontro con una persona. La fede, essendo un cammino, ha bisogno di una guida; per procedere e maturare in pienezza necessita di continuità. La religione, per essere una realtà interessante e significativa nella vita della persona, non può essere un fatto occasionale. Il bisogno di autenticità e di coerenza che è tipico dell'età giovanile mi sembra spinga i ragazzi a evitare la sporadicità: o dentro o fuori. La religione "fai da te" porta con sé l'insidia che proviene dal dubbio circa il fondamento, il rischio di essere un'opinione; credo che i giovani, alla lunga, non gradiscano l'incertezza. Dobbiamo avere fiducia nella capacità di discernimento dei giovani.

Come la Chiesa sta investendo oggi sui giovani?
La Chiesa che è in Italia si sta preparando al decennio 2010-2020, che avrà come tema quello dell'educazione. Il tema dell'urgenza educativa riguarda sia il mondo dei giovani che quello degli adulti. La Chiesa italiana vorrebbe offrire ai giovani prima di tutto una comunità cristiana accogliente, una sorta di seconda casa in cui poter crescere, mettere a frutto i propri talenti, scoprire la propria vocazione; la comunità cristiana è nella sua forma più classica la parrocchia, in cui vivono associazioni giovanili, oratori, istituti religiosi etc…
Un secondo importante ambito di impegno della Chiesa sarà il tentativo di realizzare una alleanza educativa con chi, anche al di fuori della comunità cristiana, vuole bene ai giovani: il mondo della scuola, dell'università, dello sport, del lavoro, della politica.
La Chiesa italiana ha dedicato un'attenzione particolare ai giovani durante gli anni 2007-2009 chiamata "Agorà dei giovani italiani"; in questo contesto, nel settembre 2007, 450.000 giovani si sono raccolti intorno a Benedetto XVI nella spianata di Montorso, a Loreto. Nell'agosto 2011, a Madrid, si svolgerà la Giornata mondiale della gioventù a cui parteciperanno probabilmente alcune diecine di migliaia di giovani italiani.

Ci sono differenze sensibili tra i giovani del Nord e del Sud, quanto a rapporto con la fede, esperienze di vita e dimensione interiore?
Fra i giovani del Sud e quelli del Nord, circa il rapporto con la fede, ci sono alcune differenze e molti tratti comuni. Nel Sud la famiglia, le tradizioni religiose, la frequenza all'ora di religione a scuola, il prestigio dei sacerdoti e del mondo religioso in genere sono realtà ancora in buona salute; la fede dei giovani rischia di essere legata a fattori tradizionali, meno pensata ma non per questo meno autentica. La vita di un giovane del Sud è ancora oggi segnata da sofferenze legate alla necessità di dover emigrare, da fatiche sociali molto evidenti anche a livello di giustizia e legalità.

I giovani del Nord vivono una realtà, in genere, più ricca, opulenta e facile dal punto delle opportunità; essi sono esposti alla tentazione di pensare che il benessere materiale sia la soluzione di ogni cosa; questo pensiero è un grande inganno per le giovani generazioni. A fronte di questa illusione si registra il fatto che i dati del disagio interiore e della devianza nelle metropoli del Nord sono molto alti.
Fra i giovani del Nord e quelli del Sud, spesso obbligati ad una mobilità forzata per motivi di studio o di lavoro, si realizza un incontro che diventa scambio di doni; questo incontro avviene all'interno delle associazioni che vivono nella Chiesa ed hanno una dimensione nazionale. Un discorso analogo può essere fatto per i numerosi giovani stranieri presenti oggi in Italia che trovano nella Chiesa una comunità accogliente.
Nel cuore dei giovani di oggi, del Nord, del Centro, del Sud, del Mondo, mi sembra che ci sia spesso una grande sofferenza e un grande bisogno di amore; dall' infinito bisogno di amore, che in fondo mai sarà colmato, è possibile risalire ad una sorgente infinita, che è l'amore di Dio Padre per ogni uomo e ogni donna, giovane o adulto che sia.

20 aprile 2010
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