ROMA - Nel duplice ruolo di presidente della Repubblica e di presidente del Csm, Giorgio Napolitano ha evidenziato oggi alcuni problemi che «in materia di giustizia continuano a creare apprensione». Innanzitutto, afferma il capo dello stato, «come ho già rappresentato al Csm lo scorso 9 giugno, il problema della crisi di fiducia insorta nel paese sia per il funzionamento insoddisfacente dell'amministrazione della giustizia sia per l'incrinarsi dell'immagine e del prestigio della magistratura». Occorre dunque adoperarsi, sostiene Napolitano, «per recuperare l'apprezzamento e il sostegno dei cittadini e a tal fine la magistratura non può sottrarsi a una seria riflessione critica su se stessa, ma deve proporsi le necessarie autocorrezioni, rifuggendo da visioni autoreferenziali». È il percorso, ammette il Presidente della Repubblica, «non facile al quale può darsi positivo inizio se si stemperano le esasperazioni e le contrapposizioni polemiche che da anni caratterizzano il nodo »delicato e critico« dei rapporti tra politica e giustizia».
«Do volentieri atto al Governo al Consiglio superiore, alla magistratura e all'avvocatura di aver dato, nell'ambito delle rispettive competenze, concreto impulso all'accelerazione delle procedure giudiziarie. Vi è ancora molto da fare». Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano al Quirinale incontrando i magistrati in tirocinio.
«Vanno individuate strategie di intervento condivise che siano frutto di un confronto anche acceso ma costruttivo e che non risentano di un atteggiamento pregiudizialmente conflittuale».
Napolitano resta convinto «come ho avuto modo di dire più volte, che la politica e la giustizia non possono e non debbono percepirsi come mondi ostili guidati dal reciproco sospetto. Deve prevalere in tutti il senso della misura, del rispetto e infine della comune responsabilità istituzionale nella consapevolezza di essere chiamati solidalmente a prestare un servizio efficiente, a garantire un diritto fondamentale ai cittadini».
Il presidente si è poi rivolto alle nuove toghe invitandole ad aprire una nuova stagione. «Vorrei che le parole di Guido Galli e il sacrificio dei colleghi come lui caduti, vi guidassero nel vostro mestiere spronandovi a dare in ogni momento il meglio di voi stessi. La Repubblica si attende molto da voi, dalle nuove generazioni di magistrati che hanno preso o stanno prendendo il loro posto in quell'ordine che la costituzione ha voluto autonomo e indipendente da ogni altro potere. Ci attendiamo da voi - continua il capo dello stato - un apporto di fresca e serena consapevolezza delle vostre responsabilità, nell'esercizio della funzione che vi spetta e nel rapporto di leale cooperazione con tutte le istituzioni rappresentative e di garanzia».