Le primarie statunitensi per la scelta dei candidati alla presidenza assomigliano ad una lunga corsa, ad un tour ciclistico con fughe e ritiri ad ogni tappa. La prima tappa in Iowa ha portato al ritiro di due concorrenti nello schieramento democratico (Todd e Biden) e alla clamorosa sconfitta della super favorita Hillary Clinton. Nel campo repubblicano il vero sconfitto è stato, invece, Mitt Romney, mentre McCain e Giuliani hanno preferito investire nelle imminenti primarie del New Hampshire.
L'appuntamento di martedì prossimo sarà cruciale per definire il tono del mese di campagna elettorale che porterà al "super martedì" del 5 febbraio, quando voteranno 17 stati, che potrebbe essere decisivo per la scelta dei candidati alla presidenza. Tra i democratici la corsa è ormai a tre e potrebbe presto diventare a due (è già cominciato il corteggiamento ai supporter del governatore ispanico del New Mexico, Bill Richardson, e del senatore del Sud Carolina John Edwards). Hillary Clinton non può permettersi una nuova sconfitta, rafforzerebbe quello che gli americani definiscono "momentum", che è ora dalla parte di Obama e potrebbe trasformarsi in una valanga a suo favore.
Per questo motivo è probabile un cambio di rotta della campagna, che forse diventerà più negativa con attacchi alla capacità di leadership e al record precedente di Obama. Si tratta di una scelta rischiosa che può avere l'effetto di rafforzare l'antipatia e il cinismo attribuiti alla senatrice piuttosto che indebolire il candidato rivale, il quale non sembra disposto a farsi demolire come accadde a Kerry nel 2004. I primi segnali provenienti dallo staff della senatrice indicano che non verrà abbandonato il "frame" dell'esperienza, come confermato dalla dichiarazione del suo stratega elettorale Mark Penn nel dopo voto: «Credo che la scelta di base sia tra una leadership con esperienza per portare un cambiamento e una leadership senza esperienza che si limiti a parlare di cambiamento».
Paradossalmente Hillary Clinton gioca a parti invertite rispetto alla campagna che portò, nel 1992, suo marito alla presidenza: allora George Bush sr. era il candidato dell'esperienza, contro Bill Clinton, il candidato del cambiamento. Qualora gli elettori del New Hampshire dovessero confermare che il clima d'opinione del Paese è a favore del cambiamento e contro i politici che rappresentano Washington e lo status quo, sarebbe veramente difficile puntare sul cambiamento per Hillary Clinton: rispetto alla novità rappresentata dalla prima donna presidente, prevarrebbe l'essere parte di una delle due famiglie che da venti anni controllano la Casa Bianca.
Se tra i democratici la corsa è ormai a due, nel campo repubblicano la situazione è molto più complessa: il favorito Romney è stato sconfitto dalla rivelazione Mike Huckabee, che ha potuto contare sul voto evangelico in uno stato tradizionalmente conservatore. Il voto nel New Hampshire servirà proprio a misurare il potenziale di Giuliani e di McCain. In particolare quest'ultimo, che sembra essere l'unico candidato repubblicano (ad esclusione dell'ex sindaco di New York) capace di andare oltre l'elettorato tradizionale del suo partito, si troverà a dover fronteggiare Obama in una sfida per gli elettori indipendenti che rappresentano il 44% dell'elettorato potenziale.
Oltre alla partecipazione, il fattore decisivo sarà il voto degli indipendenti che avranno due scelte: la prima sarà se partecipare alle primarie repubblicane o democratiche, la seconda quale candidato scegliere. La vittoria di Obama nell'Iowa è stato il risultato di una maggiore capacità di attrarre i nuovi elettori e gli indipendenti e una sua conferma di appeal su questi ultimi andrebbe a discapito di McCain.
Il secondo fattore sarà legato al frame relativo alle motivazioni degli elettori: cambiamento o esperienza? Secondo un sondaggio Post-ABC News condotto a fine dicembre, la maggioranza degli elettori intenzionati a votare nelle primarie del New Hampshire ritiene che «una nuova direzione e nuove idee» siano più importanti della «forza e dell'esperienza» per un candidato. Se i dati del sondaggio venissero confermati il terreno di battaglia diverrebbe favorevole ad Obama e potrebbe portare ad una nuova sorpresa (rispetto al distacco iniziale a doppia cifra e ora ridotto tra i quattro e i sette punti, anche una sconfitta di misura non intaccherebbe il momentum favorevole al senatore dell'Illinois).
Nei caucus dell'Iowa le caratteristiche dei candidati «cambiamento e non appartenenza all'élite di Washington» sono state il fattore discriminante per gli elettori democratici, mentre la vicinanza valoriale, più che le posizioni sulle tematiche politiche, è stata l'elemento chiave per i partecipanti repubblicani.
Martedì saranno Romney e McCain a contendersi la vittoria nel campo repubblicano, mentre tra i democratici la sfida sarà tra la Clinton ed Obama. In una corsa come quella delle primarie, dove oltre al risultato contano le aspettative, spesso non basta semplicemente la vittoria, ma anche il margine di distacco. Spettatore molto interessato sarà anche il sindaco di New York, Michael Bloomberg: la mancanza di un candidato forte nel campo repubblicano potrebbe portare alla sua scesa in campo come terzo candidato e, forse, alla ricerca di nuovi candidati.
*docente di Marketing politico presso le Facoltà di Scienze Politiche dell'Università degli Studi di Milano e di Firenze