DAVOS - Per il premio Nobel ed ex capo economista della Banca mondiale la crisi in America durerà un paio d'anni
L'economia cinese cresce a doppia cifra per il quinto anno consecutivo. Il Pil di Pechino, secondo i dati diffusi dall'Ufficio nazionale di statistica, ha registrato un incremento dell'11,4% nel 2007, spinto dagli investimenti domestici e dalla forte crescita delle esportazioni. Nell'ultimo trimestre dell'anno, il tasso è stato dell'11,2%, in leggera frenata rispetto al +11,5% del terzo trimestre. L'indice dei prezzi al consumo ha registrato un +4,8% nel 2007, riportando l'incremento più significativo dal 1996 (+8,3%).
«La Cina salverà l'economia mondiale dalla recessione così, come ha fatto nell'ultima crisi valutaria asiatica» ha affermato Jospeph Stiglitz, premio Nobel per l'economia ed ex capo economista della Banca mondiale, a margine del Forum di Davos in Svizzera. «L'economia americana è come un un gigante ferito; si tratta solo di vedere quanto durerà la crisi. Probabilmente sarà lunga anche un paio di anni. Non è una cirsi simile a quella di altre occasioni».
«La Cina è rimasta immune perché non ha seguito le politiche del Fondo monetario internazionale, ma al contrario ha investito massicciamente in infrastrutture e impianti. Così ha potuto cogliere le occasioni della globalizzazione e ridurre la povertà. Pechino aveva 300 milioni di poveri, oggi sono un decimo» ha aggiunto Stiglitz . «Il problema degli Stati Uniti, invece, è la scarsa capacità di controllo dimostrata dalle autorità competenti sui nuovi prodotti finanziari, che grazie alla globalizzazione sono stati sparsi in tutto il mondo». Oggi i nodi vengono al pettine. Stiglitz si è mostrato poco sicuro che il taglio dei tassi americani della Fed di 75 punti base produca davvero gli effetti sperati («la politica monetaria ha ormai pochi margini»), mentre crede di più nel piano di rilancio e dei consumi allo studio a Washington. Nel frattempo saranno i mercati emergenti, India e Brasile e soprattutto la Cina a fare da traino: «Fortunatamente Pechino ha spostato l'attenzione dall'export ai consumi interni e ora questo la sta salvando dalla turbolenza».Quanto all'America, adesso, deve ristabilire «la credibilita delle sue istituzioni finanziarie».