Paradossalmente India e Pakistan, i due Stati nati per l'azione dell'uomo-simbolo della non-violenza, sono oggi fra i Paesi più armati del mondo, dotati di arsenale nucleare. Secondo stime della Cia, l'India investe in spese militari il 2,5% del suo Pil, il Pakistan il 3,2% (Italia per raffronto: 1,8%). Il primo esperimento atomico indiano risale al 1974; il Pakistan arrivò più tardi, nel 1998. Di tutto rispetto la dotazione missilistica dei due Paesi. L'India, partita con vettori Prithvi a corto raggio (350 km), ha poi creato tre versioni del più potente Agni (3.500 km) e nel corso del 2008 conta di inaugurare l'Agni-IV (6.000 km). Quanto al Pakistan, possiede una decina di tipi diversi di missili: il più potente è lo Shaheb-II (2.300 km), che presto sarà però surclassato dal Ghauri-III (4.000 km). Con l'Agni-IV, New Dehli sarebbe in grado di bombardare non solo Islamabad (con cui ha da sempre pessimi rapporti, sfociati in ricorrenti crisi), ma anche Pechino (con cui ha già avuto confronti militari). Questo raggelante scenario è mitigato solo da dettagli lessicali di contorno: il programma nucleare indiano porta il nome di "Buddha sorridente", i suoi missili sono dedicati a pacifiche divinità indù.