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Darling: «Più trasparenza in banca. No all'eccesso di regole»

di Marco Niada

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17 gennaio 2008
Il blog di Marco Niada

I fondamentali dell'economia mondiale sono solidi e sia le economie europee sia quella americana continueranno a crescere. La crisi per ora è confinata ai mercati finanziari e per tale motivo bisogna agire con la massima urgenza per arginarla. Alistair Darling, cancelliere dello Scacchiere britannico, incontra oggi a Parigi i colleghi Christine Lagarde, Tommaso Padoa Schioppa e Peer Steinbrueck per discutere le misure da prendere. In vista del meeting, che riunisce i quattro rappresentanti europei del G7, Darling ha dato un'intervista a «La Tribune» per la Francia, all'«Handelsblatt » per la Germania e, per l'Italia, a «Il Sole 24 Ore». L'incontro è propedeutico al vertice dei Primi ministri dei quattro Paesi il 29 gennaio prossimo a Londra.

Come mai questo incontro?
Segue una nostra iniziativa nata in dicembre dalla convinzione condivisa che i Governi devono fare il possibile per affrontare le turbolenze sui mercati. La crisi è partita dagli Usa ma si è spostata rapidamente in Occidente, colpendoci tutti. Da noi c'è stato il caso Northern Rock, ma anche in Germania alcune banche si sono trovate in difficoltà. Dobbiamo evitare che la situazione si ripeta.
Quali sono i temi che verranno discussi?
La creazione di un sistema di sorveglianza nell'ambito del Fmi per prevenire le crisi, la necessità di maggiore trasparenza da parte di banche e istituzioni finanziarie, specie per i veicoli off balance sheet, un rafforzamento dei criteri di liquidità, dato che le autorità finora si sono concentrate sui requisiti patrimoniali. Dobbiamo dare uno stimolo all'operato di Basilea 2. Attualmente non sono i capitali che mancano ma la liquidità che non circola adeguatamente. Inoltre dobbiamo valutare il funzionamento delle agenzie di rating e dei cda delle banche su cui cadono le responsabilità di prima linea nel caso di una crisi, prima che sulle autorità di sorveglianza. È comunque una crisi che necessiterà del tempo per essere risolta.

Qual è il rischio che la crisi finanziaria si trasferisca all'economia reale?
Ironicamente i fondamentali economici sono buoni. Qui da noi gli ultimi dati sulla disoccupazione sono i migliori dal 1975, l'inflazione è sotto controllo e l'interscambio con la Ue è solido. Continuano i segnali positivi. Di fondo resto ottimista.

Sulla regolamentazione, nello scorso Ecofin sono emerse differenze tra il ministro dell'Economia italiano Padoa Schioppa che voleva più armonizzazione e la posizione inglese. È un ostacolo al vostro coordinamento?
In fondo sono solo sfumature. Noi vogliamo una regolamentazione meno statutaria e più basata sui principi. Un approccio cui puntano peraltro vari Paesi. È meglio partire dall'alto o coordinarsi? Noi siamo per la seconda soluzione. Non vogliamo un eccesso di regole. Ricordiamo che, dopo che gli americani hanno imposto la legge Sarbanes Oxley, hanno perso business a favore di altre piazze finanziarie. Sulla necessità di coordinarsi, abbiamo d'altronde un'ampia convergenza di consensi. Padoa Schioppa è anche presidente del comitato monetario e finanziario del Fmi e ha un ruolo inquest'ambito di grande peso. Infine, tutti partiamo dalla convinzione che ci troviamo davanti a un grave crisi che deve essere affrontata con rapidità. Troppo spesso le discussioni a livello internazionale durano anni se non decenni. Questa volta non c'è tempo da perdere perché la questione che ci troviamo davanti è della massima urgenza.

Ci sarà bisogno di nuove ulteriori azioni coordinate da parte delle banche centrali nel caso brutte sorprese emergano dai conti degli istituti di credito?
Lo scorso dicembre il coordinamento ha funzionato bene e ora vi è stato un allentamento dei tassi sull'interbancario. I banchieri centrali si sono mossi nella convinzione che bisognava operare insieme.
Non era l'atteggiamento preso in precedenza dalla Banca d'Inghilterra quando rifiutava di iniettare liquidità...
Eravamo di fronte a situazioni diverse. Gli Usa avevano già un grave problema col mercato immobiliare, la Bce aveva altre preoccupazioni mentre noi eravamo di fronte a un caso isolato. Il Giappone è in un'altra situazione ancora. Gli approcci sono diversi. Quello che conta è che condividiamo lo stesso impegno che il regime regolamentare risponda alle preoccupazioni degli investitori. Le stesse banche devono agire con la massima trasparenza e tempestività nel dare informazioni. Prima accade e meglio è perché le istituzioni finanziarie vogliono sapere tempestivamente ciò che succede prima di prendere importanti decisioni.

E i fondi sovrani? Gli investimenti di grandi fondi statali esteri in società private occidentali pongono, secondo Lei, problemi?
Non ne parleremo al vertice. Comunque, in generale, noi accogliamo questo tipo di investitori esteri. L'unica richiesta che facciamo loro è che si adeguino alle regole di qualsiasi investitore commerciale.

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