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Un tandem di potere nel segno della continuità

di Piero Sinatti

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3 marzo 2008

Il voto plebiscitario ottenuto da Dmitrij Medvedev raggiunge quello ottenuto da Putin quattro anni fa. I due principali avversari – il comunista Gennadij Zjuganov e il nazionalista Vladimir Zhirinovskij, entrambi sostenitori di politiche stataliste (specie nel settore delle materie prime e di una politica estera fortemente anti-occidentale), non toccano insieme il 30%. Anche se c'è stato un significativo incremento dei voti andati al candidato comunista, l'unico di reale opposizione, rispetto alle politiche di dicembre scorso. Di questo Medvedev, specie nel campo della politica sociale dovrà tenere conto. Ma il 40% ottenuto da Zjuganov alle presidenziali del 1996 è un lontano ricordo.

Indubbiamente, il candidato vincente ha goduto dei vantaggi di un'esposizione mediatica, soprattutto televisiva, incomparabilmente superiore a quella avuta dagli altri candidati, e del supporto datogli dalla sua carica di primo vice-premier. Medvedev ha stravinto, presentandosi come l'uomo di fiducia del presidente uscente, il cui "corso politico" ha ottenuto in questi ultimi anni un consenso di massa. Medvedev entrerà in carica a maggio, con l'inaugurazione ufficiale della presidenza: si tratterà di vedere come il neo-capo dello Stato Dmitrij Medvedev e Vladimir Putin, che da presidente passerà su designazione formale del primo alla carica di capo del governo - costituzionalmente subalterna a quella del presidente -, collaboreranno e interagiranno nei prossimi quattro anni. Come suddivideranno i rispettivi compiti e le rispettive sfere di influenza.

Medvedev, nelle prime dichiarazioni di stanotte, ha detto chiaramente che la questione è semplice: la Costituzione fissa per le due cariche poteri (polnomochija) e ambiti d'azione ben netti, precisi. Ciascuno svolgerà il suo. Al Presidente spetta di indicare le linee fondamentali della politica interna ed estera del Paese, oltre che di proporre le candidature alle massime cariche dello Stato. Al capo del governo andrà quello di attuare in ogni ambito di sua competenza quelle linee. La diretta e stretta partnership stabilitasi tra i due nel corso di un quindicennio – specie quando Medvedev ha presieduto l'amministrazione presidenziale per un quadriennio, prima di diventare primo vicepremier incaricato dei quattro progetti nazionali prioritari (risanamento e ammodernamento dei settori casa, sanità, educazione, campagne) - dovrebbe facilitare il lavoro di questo nuovo "tandem del potere".

Il futuro corso politico
In politica interna si tratterà di migliorare e arricchire la qualità dello sviluppo economico, realizzando la "politica delle quattro I" enunciata di recente da Medvedev: Istituzioni, Innovazioni, Infrastrutture, Investimenti. Dando ad essa un più forte contenuto sociale rispetto al passato. Dovrà essere migliorata "la qualità della vita", assicurando i servizi fondamentali, nella stabilità e nella continuità con la politica degli ultimi anni. Al tempo stesso si dovranno sviluppare la democrazia e il controllo della società civile (ancora debole) sull'esecutivo, più in generale sul "potere". E' un lavoro complesso, teso soprattutto a dare trasparenza alla gestione del paese e all'operato delle istituzioni (in particolare nel campo giudiziario). Si dovrà ingaggiare una dura battaglia contro una corruzione onnipervasiva, in primo luogo per limitarne gli effetti negativi sull'economia. In politica estera, il Presidente dovrà innanzi tutto "curare" i rapporti spesso problematici con gli altri paesi della Csi, molti dei quali attraversati da crisi profonde (come quella che ora attraversa l'Armenia), se non segnati anche (è il caso di Ucraina e Georgia) da un preoccupante antagonismo con Mosca. Poi dovrà migliorare quelli con l'Unione europea, per ora incentrati sulla cooperazione economico-commerciale e soprattutto sulla politica energetica.

Infine, last but not least, ci saranno i rapporti tra Russia e Usa. E' una partnership che vacilla, in un clima che per molti aspetti ricorda quello della Guerra Fredda, come dimostrano le più recenti iniziative in campo militare dei due paesi, in particolare il dispiegamento della difesa antimissile USA in Polonia e Repubblica ceca. Si tratterrà di rimetterla in piedi nello spirito del settembre 2001. Un compito arduo: nessuno dei tre candidati alla Casa Bianca sembra disposto a fare sconti a Mosca. Proseguire la politica di Putin, introducendo elementi di novità: ecco quanto Medvedev ha fatto intuire, quando ha definito gli obiettivi e gli indirizzi della sua presidenza: più libertà, più democrazia, meno stato in economia, più welfare). Intanto, si vedrà a maggio come cambieranno struttura e composizione del prossimo governo e dell'amministrazione presidenziale. Quali uomini e donne ne faranno parte. I mutamenti, se ci saranno, daranno a maggio la misura della continuità e del nuovo che segneranno l'avvio della nuova leadership. Ovvero del nuovo tandem di potere.

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