Negli ultimi dieci anni in Gran Bretagna si è assistito a una vera e propria invasione di stranieri, che ha peraltro esercitato un effetto di forte sostegno all'economia.
Sotto i laburisti, tra il 1997 e il 2007, 1,2 milioni di stranieri hanno infatti preso la cittadinanza britannica con un'impennata, soltanto lo scorso anno, del 7%, pari a 164.635, massimo di tutti i tempi. Degli stranieri divenuti cittadini britannici, tre quarti provenivano da Asia e Africa con la maggiore rappresentanza di indiani, filippini, afghani, pakistani e sudafricani.
Ai dati del ministero dell'Interno relativi alla cittadinanza hanno fatto riscontro quelli pubblicati dal Ons, l'ufficio nazionale di statistica, sull'immigrazione, da cui emerge che, nel solo 2006 sono giunte nel Paese 591mila persone, mentre 400mila sono emigrate, lasciando un saldo complessivo di 200mila abitanti in più. Sia gli immigrati sia gli emigrati costituiscono un record storico. Il singolo Paese che ha contribuito di più è stata la Polonia con 124mila immigrati e solo 13mila emigrati. Nel decennio 1997-2006 l'immigrazione complessiva nel Regno Unito è stata di 3,9 milioni di persone, a cui ha fatto riscontro un'emigrazione di 1,97 milioni di cittadini britannici. Dal 2004, quando sono state aperte le porte ai cittadini est-europei, il flusso di immigrati dall'Europa orientale è stato di circa 800mila persone. L'effetto dell'immigrazione, unito all'aumento dei residenti (a cui vanno sottratti gli emigrati) ha portato la popolazione britannica nel 2006, secondo le stime dell'Ons, a 60,6 milioni di abitanti di cui 50,8milioni per la sola Inghilterra. Una crescita del 8% rispetto al 1971.
Il dato forse più interessante reso noto dall'Ons riguarda però la forza lavoro del Paese: nel 1997 era composta da 24,3 milioni di persone nate nel Regno Unito e 1,9 milioni di stranieri. Dieci anni dopo il dato è rispettivamente di 25,8 milioni di cittadini britannici e 3,7 milioni di stranieri.