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Phoenix, la vita nella polvere

di Gigi Donelli

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23 MAGGIO 2008

E' stata lanciata nella notte del 4 agosto 2007 e ormai da 10 mesi viaggia a 20mila chilometri l'ora in direzione del Polo nord di Marte. Nella notte tra domenica e lunedì avrà solo 7 minuti per entrare nell'atmosfera del Pianeta Rosso, a 110 km d'altezza, frenare bruscamente, aprire un paracadute e dopo una breve caduta libera accendere i suoi motori e compiere un atterraggio di precisione mettendo tre zampe metalliche sul suolo marziano. 7 minuti in apnea per la Nasa e le università coinvolte nel progetto della sonda americana Phoenix (la Fenice), che torna alla ricerca della vita nella polvere rossa. Il suo braccio robotizzato dovrà raccogliere campioni di terreno e ghiaccio nel punto di atterraggio, analizzarli a trasmettere i dati a Terra. La speranza è che la sua mano metallica possa avere il primo contatto con un forma di vita biologica extra-terrestre

Sequenza da brivido
La sequenza di atterraggio è stata calcolata mille volte nei computer del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena in California, ma resta da brivido. Protetto da uno scudo termico di forma conica che lo fa somigliare a un UFO, il lander americano frena per frizione nell'atmosfera: da 20mila a 1,400km/h in 4 minuti, mentre la temperatura dello scudo (essenzialmente uno speciale sughero) sale a oltre 14mila gradi centigradi. Appena Phoenix smette di essere una palla di fuoco viene aperto il paracadute frenante che in 15 secondi deve abbattere la velocità di caduta a 400km/h. Vietato sbagliare: troppo presto e il paracadute si disintegra, troppo tardi ed è semplicemente inutile. Ma non è finita: Phoenix frena ed espelle lo scudo termico. Il lander ora è esposto all'atmosfera marziana. Distende le sue tre gambe metalliche e attiva il sistema radar che deve calcolare in pochi secondi la sua reale distanza dal suolo. Quando è a un chilometro dal suolo e scende a poco meno di 200km/h si libera anche del paracadute: il viaggio ora è compiuto al 99% ma Phoenix sta precipitando. E' una caduta libera: uno, due, tre secondi con tutti i sistemi in allerta. E' Phoenix a calcolare il momento in cui accendere i motori, stabilizzarsi e toccare il suolo marziano in sicurezza.

L'attesa di un segnale
La distanza tra la Terra e Marte è tale che un segnale radio impiega dieci minuti per coprirla: l'intera fase critica si compie in sette minuti. Quando il centro di controllo in California riceverà il segnale di avvio della sequenza EDL (Entry-Descent-Landing) il destino di Phoenix sarà già stato scritto e non resterà altro da fare che attendere un messaggio dal suolo marziano. La zona di atterraggio nell'artico marziano, dove Phoenix è attesa alle 01.38' del 26 maggio, è già stata battuta dalle sonde Viking nel 1976. In precedenza, nel 1965 era stata Mariner 4 a raccogliere le prime immagini ravvicinate del pianeta e, con la scoperta di un'atmosfera molto più sottile di quanto non si credesse, aveva cancellato il mito della civiltà extra-terrestre marziana che l'osservazione dei "canali di Marte" di Schiapparelli (1877) aveva contribuito ad alimentare

Il ruolo dell'Europa
Alla missione americana di Phoenix per la prima volta contribuisce anche l'Agenzia Spaziale Europea. L'Esa aiuterà la manovra attraverso il satellite Mars Express, in orbita attorno a Marte dal 25 dicembre 2003. Il Centro di controllo tedesco di Darmstadt (Esoc) ha adattato l'orbita del satellite europeo in modo che possa "tener d'occhio" costantemente il veicolo americano, registrandone i segnali e controllandone così la traiettoria attraverso il suo sistema di comunicazione. Circa un'ora dopo l'atterraggio, i dati raccolti dall'Esa saranno inviati alla Nasa. A partire da lunedì, Mars Express passerà sulla zona prevista per l'atterraggio di Phoenix a partire dalle 8,12 (ora italiana) e si metterà "in ascolto" dei segnali trasmessi dalla sonda americana. Per tutta la settimana Mars Express continuerà a ricevere i segnali di Phoenix, attivando il suo sistema di comunicazione per 14 volte. In almeno una di queste la sonda europea farà da ponte fra il veicolo sulla superficie del pianeta rosso e il centro di controllo della Nasa.

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