Con i rapitori dei due cooperanti del Cins rapiti in Somalia «è stato stabilito un contatto. I rapiti stanno bene e non hanno subito violenze». Lo si apprende dal Cins (Cooperazione internazionale nord sud), l'organizzazione umanitaria per cui lavorano. I due volontari italiani e un loro collega somalo sono stati rapiti da un gruppo armato, secondo alcuni anziani di un villaggio. Ahmed Yunis, un anziano del villaggio di Awdhigle, nella Somalia centrale, ha detto che un gruppo di uomini armati ha catturato i tre volontari, che sono stati bendati prima di essere portati via. Il fatto è avvenuto intorno alle 5,30 locali -in Italia 4,30- ad Awdhegle, 65 chilometri a sud di Mogadiscio.
I due italiani (si chiamano Iolanda Occhipinti e Giuliano Paganini) lavorano per l'organizzazione umanitaria italiana su un progetto cofinanziato dalla comunità europea e dalla Fao. Intanto la Farnesina ricorda anche che sul sito "Viaggiare Sicuri" la Somalia rientra in quel gruppo di Paesi per i quali «si sconsigliano viaggi a qualsiasi titolo. La situazione di sicurezza in Somalia - si legge sul sito - permane fortemente critica in tutto il Paese compresa la capitale Mogadiscio», dove pertanto non può essere assicurata alcun tipo di assistenza consolare.
Quest'anno l'organizzazione Medici senza frontiere ha ritirato il suo personale straniero dalla Somalia dopo il rapimento di due operatori e la morte di tre stranieri e un somalo per l'esplosione della loro autovettura su una mina. Un operatore umanitario tedesco, rapito in febbraio, è stato rilasciato. Invece un britannico e un kenyano che lavoravano per una altra ong sono tuttora dispersi. I ribelli islamici combattono il fragilissimo governo di transizione somalo, sostenuto dall'Onu, da quando l'esercito etiopico in sostegno dell'esecutivo ha preso il controllo della capitale Mogadiscio alla fine del 2006. I signori della guerra prima regnavano nella capitale. La Somalia non ha un vero governo dal 1991, quando i signori della guerra rovesciarono il dittatore Mohamed Siad Barre. Il conflitto è complicato da una rete di alleanze tribali e dal coinvolgimento di due paesi confinanti come Etiopia e Eritrea, che continuano una guerra pluridecennale sul territorio somalo.