STRASBURGO. Il dibattito sulla situazione dei rom in Italia e in Europa l'ha voluto Martin Schulz, il leader socialista che, con l'appoggio di liberali, verdi e sinistra, era riuscito lunedì sera per un pugno di voti a iscriverlo all'ordine del giorno. Il dibattito ieri c'è stato ma gli è sfuggito di mano.
Non ci fosse stato Vladimir Spidla, il commissario Ue competente, a tenere ferma la barra del timone sul rispetto delle regole europee per tutti, cominciando dall'Italia (a cui ieri è stata comunicata la nomina di Tajani a vicepresidente della Commissione), tutto sarebbe finito in una turpe baruffa italo-italiana, con contorno di insulti ed alterchi in arrivo anche da eurodeputati rumeni e rom. «Vi ricordo che non siamo nel Parlamento italiano»: il richiamo scabroso lanciato a un certo punto da Luisa Morgantini (Prc), il vicepresidente dell'Europarlamento incaricato di tenere le fila degli interventi in un'aula semideserta.
«Condanno qualsiasi tipo di violenza. Chiedo alle autorità nazionali di garantire la sicurezza sul loro territorio. Ponticelli non è un caso isolato, la violenza razzista che si nutre di populismo è un fenomeno che si riscontra in vari Stati membri. Respingo in modo categorico l'assimilazione dei rom ai criminali» ha cominciato Spidla invitando «a non fare gli struzzi sui problemi reali dei nomadi in Italia e in altri paesi». Ricordando che indigenza, esclusione, disoccupazione li spingono ai margini della società.
Poi il commissario è andato al sodo: «Dopo l'adesione della Romania, i romeni hanno le stesse libertà degli altri, non sono immigrati ma cittadini dell'Ue. La Commissione intende garantire che i loro diritti siano rispettati». Le espulsioni sono possibili ma caso per caso e secondo le procedure previste dalle direttive vigenti». In giugno, ha annunciato, Bruxelles presenterà un rapporto che farà la panoramica delle varie situazioni esistenti nell'Ue.
Un avvio concreto e soft per un dibattito che quasi subito è degenerato. Shulz come Livia Jaroka, che ha parlato per il Ppe, hanno provato a richiamare destra e sinistra ai valori comuni condivisi, affermando che «dovunque e non solo in Italia, c'è un insufficiente grado di integrazione delle minoranze nelle nostre società». Shulz ha anche detto di aver telefonato al ministro Franco Frattini per spiegare che «questa iniziativa non è contro l'Italia». Finito il minuetto dei due maggiori gruppi, è partita l'artiglieria pesante. Viktoria Moaxi, rom e liberale ungherese: «Si parla dei rom per distogliere l'attenzione dai veri problemi dell'Italia. Prima dovrebbe venire la camorra».
Elli De Groen, verde olandese, ha paragonato la politica del Governo Berlusconi alla «pulizia etnica di Milosevic». Fuoco alle polveri. «Creiamo uno Stato rom nell'Est europeo per porre fine alla diaspora» ha lanciato Luca Romagnoli, Fiamma tricolore. Apriti cielo. «Le ricordo che la sua era l'idea di Joseph Goebbels» gli ha replicato l'ex-Ds Claudio Fava accusando il Governo di «reintrodurre il principio giuridico della razza». «Non è colpa nostra se i rom in Italia si manifestano solo con furti e rapine. Sto ancora cercandone uno con un lavoro regolare che paghi le tasse», Romano La Russa, An. «Stronzaggini» gli ha urlato Marco Pannella. «Torna alla tua tribù», l'altro di rimando.
In campo è entrato inevitabilmente anche l'anti e il pro-berlusconismo. Con Mario Mauro e Giuseppe Gargani di Fi da un lato e dall'altro Gianni Pittella dei Ds a tentare di portare il dibattito nel solco delle polemiche civili e costruttive, non solo strumentali e di bassa lega. Invano.
Intanto la Spagna si è scusata con Frattini. «Sono rammaricato per gli attacchi individuali di alcuni ministri» ha detto il titolare degli Esteri Moratinos dopo che da Roma lo stesso Fassino aveva stigmatizzato le frasi sulla xenofobia.
