TOYAKO - Bush e Fukuda uniti dalla Cina: l'incontro bilaterale tra il presidente Usa e il premier giapponese alla vigilia del G-8 di Toyako non è servito solo a smussare i contrasti sulla politica verso la Corea del Nord, ma a segnalare al mondo che alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Pechino - il prossimo 8 agosto - i leader dei due Paesi più preoccupati per l'ascesa globale del colosso continentale asiatico ci saranno, eccome. Non verranno prese in considerazione le sollecitazioni in senso contrario provenienti degli attivisti per i diritti umani, o le posizione diverse di altri capi di governo (il premier britannico Gordon Brown non andrà, mentre il presidente francese Sarkozy ha espresso dure critiche, anche se come titolare temporaneo della presidenza europea non dovrebbe potersi esimere). Non andare "sarebbe un affronto al popolo cinese", ha detto Bush, che ha sottolineato l'opportunità di separare l'evento sportivo dalla politica, come ha fatto Fukuda nell'annunciare anch'egli ufficialmente che sarà a Pechino. Del resto, Fukuda è un avvocato del miglioramento dei rapporti con l'Asia, nel solco della "dottrina Fukuda" lanciata dal padre Takeo negli anni '70.
Ma la Cina è anche al centro dei colloqui sul "climate change", sui quali il premier nipponico cerca progressi, non da ultimo per rafforzare la sua scarsa popolarità domestica: Fukuda sta cercando di convincere Bush a concessioni almeno sui target di lungo termine per la riduzione delle emissioni, ma il titolare della Casa Bianca non si è sbilanciato e ha ribadito: "Sono anche abbastanza realista per dirvi che se la Cina e l'India non condividono le stesse aspirazioni, non si potrà risolvere il problema". Fukuda ha anche consegnato a Bush il libro della madre di Megumi Yokota, la ragazzina tredicenne di Niigata che fu rapita negli anni '70 dai servizi segreti nordcoreani e non fece più ritorno.
L'incontro bilaterale è servito a rasserenare il clima tra i due alleati, intorbidato dalla recente linea morbida americana nei confronti di Pyongyang, che ha irritato i giapponesi, per i quali - a parte lo scetticismo sulla volontà nordcoreana di rinunciare davvero a ogni velleità atomica - soluzione del problema dei cittadini rapiti è una priorità. "La Corea del Nord è il Paese più sottoposto a sanzioni del mondo e lo rimarrà", ha assicurato Bush, che pure ha iniziato le procedure per rimuovere Pyongyang dalla lista degli stato sponsor del terrorismo. Fukuda ha mostrato soddisfazione, almeno formalmente, per l'assicurazione che anche per gli Usa è essenziale la "verificabilità" dei passi della Corea del Nord ed è importante il problema dei rapimenti.
Così le crepe psicologiche nell'alleanza sembrano attutite. Una alleanza rafforzata dall'economia: Fukuda ha evidenziato che dal 2000 gli investimenti diretti giapponesi negli Usa sono saliti di circa il 30%, tanto che le aziende nipponiche danno ora lavoro a 610mila americani, mentre gli investimenti diretti Usa in Giappone sono aumentati del 60 per cento. Una visione idillica e certo parziale di quanto successo negli ultimi anni, se si pensa che all'ultimo G-8 organizzato dal Giappone, a Okinawa nel 2000, l'atmosfera fu quasi di vacanza, sotto il sole tropicale, e il problema era il superdollaro. Oggi a Toyako piove e l'atmosfera è preoccupata, mentre il dollaro debole contribuisce a espasperare l'emergenza dei rincari delle materie prime.
