TOYAKO - L'obiettivo di una riduzione delle emissioni nocive di almeno il 50% entro il 2050 è stato riconosciuto al vertice di Toyako dai leader del G-8, che hanno anche concordato sull'«l'importanza di fissare obiettivi di scopo di medio termine per l'efficienza energetica». Un risultato che qualcuno - dal premier giapponese Fukuda al presidente della Commissione Ue Barroso - può considerare un successo e un passo avanti rispetto al summit dell'anno scorso in Germania, quando i Grandi si accordarono per prendere in "seria considerazione" l'idea di una riduzione del 50%.
Tuttavia il linguaggio del testo finale del G-8 su "Ambiente e cambiamento climatico" resta ambiguo, a segnalare che il presidente americano George Bush non si è arreso alle pressioni europee e giapponesi.Il G8 si limita a dire con contorcimenti sintattici: «noi cerchiamo di condividere con tutte le parti della United Nations Framework Convention on Climate Change la visione - e assieme con esse di considerare e adottare nei negoziati Unfcc - dell'obiettivo di conseguire almeno il 50% delle riduzioni delle emissioni globali entro il 2050, riconoscendo che questa sfida globale può essere affrontata solo con una risposta globale»; in particolare «attraverso il contributo di tutte le principali economie» secondo il principio di «comuni ma differenziate responsabilità e rispettive capacità».
Senza l'accettazione di un apporto effettivo da parte di Cina e India, insomma, le trattative internazionali sembrano destinate ad incagliarsi. «Più che una svolta, l'annuncio del G-8 sul 2050 è un'altra tattica di stallo che non fa nulla per abbassare il rischio che fronteggiano milioni di poveri adesso», afferma a caldo Oxfam International, che ha criticato anche il fatto che il G-9 faccia rientrare tra gli Oda (gli aiuti ufficiali allo sviluppo) i 6miliardi di dollari stanziati per i nuovi Climate Invetsment Funds amministrati dalla World Bank. Tra gli altri elementi spiccano: l'invito a rafforzare gli sforzi per eliminare le barriere (tariffarie e non) per i beni e servizi ambientali; la benedizione di una iniziativa internazionale proposta dal Giappone sulle infrastrutture per l'energia nucleare basata sui principi di sicurezza; la promozione di tecnologie pulite.
Quanto all'economia globale, un comunicato separato sottolinea la "seria preoccupazione" per i prezzi delle materie prime, in particolare petrolio e alimentari, per le sue implicazioni sull'inflazione e sui Paesi più deboli.
Tuttavia il G-8 resta "positivo" sulla futura crescita economica, anche se «ora l'economia mondiale fronteggia incertezze e il rischio downside persiste". Per il petrolio, non si va oltre quanto affermato nei G-8 settoriali dei mesi scorsi su energia e finanza: riconoscimento dell'opportunità di una maggiore trasparenza dei mercati, appello a una maggiore collaborazione tra produttori e consumatori. Ma la parola speculazione non compare: i leader si sono divisi nella discussione su questo punto. Così, l'unica proposta pratica riguarda l'organizzazione di un "forum sull'energia" che si focalizzi su efficienza energetica e nuove tecnologie. «Il documento sulla situazione economica mondiale manca di elementi fondamentali sulla responsabilità del settore finanziario nelle attuali crisi globali», commenta Luca De Fraia, direttore policy di ActionAid, che si augura ancora che «il G8 si pronunci con forza e decisione sul tema delle speculazioni finanziarie sui beni alimentari ed energetici». Da ultimo, va rilevato che il presidente Sarkozy ha posto sul tavolo del G8 la questione dell'allargamento del club, ma altri si sono pronunciati contro e per il momento la questione è stata insabbiata.
