TOYAKO - «Mantenere le posizioni e non fissare alcun nuovo impegno nell'aiuto ai Paesi più poveri» sembra essere questa la parola d'ordine della presidenza giapponese del G8 molto più concentrata sul buon funzionamento della macchina organizzativa del summit che sui contenuti delle sessioni. Una prudenza che tutti gli sherpa hanno potuto toccare con mano nel corso degli incontri preparatori ma che rischia di trasformarsi in un vero atto di resa nei confronti delle sfide globali che colpiscono le aree più svantaggiate del pianeta.
Intanto per tre giorni, a partire da venerdì 4 luglio, a Sapporo, capitale dell'Hokkaido, l'isola del Nord del Giappone che ospita il G8 da lunedì 7, si riunisce un controvertice che metterà sotto accusa le scarse ambizioni del premier Yasuo Fukuda preoccupato soprattutto di sopravvivere alle dure logiche della politica interna giapponese. È lì che i "no global di tuto il mondo si daranno appuntamento anche se la loro voce giungerà molto flebile alle orecchie degli otto Grandi che si riuniranno a circa cento chilometri distanza, al Resort Windsor sul lago Toya. Un appuntamento, quello di Sapporo, che si collega direttamente con la conferenza delle popolazioni indigene di tutto il mondo in corso nella stessa città. Un omaggio al mondo e alla cultura degli Ainu una civiltà sviluppata nell'Hokkaido tra l'VIII e il XVI secolo collegata alla pesca e alla caccia con una popolazione dai tratti somatici più vicini ai caucasici che ai giapponesi.
Il Parlamento di Tokyo il mese scorso ha riconosciuto ufficialmente l'identità culturale e la lingua degli Ainu con una risoluzione, un modo per evitare imbarazzanti rivendicazioni alla vigilia di una vetrina internazionale come quella del G8. Risponde alla stessa logica anche la decisione del Governo giapponese degli ultimi giorni di stanziare altri 50 milioni di dollari ai Paesi in via di sviluppo colpiti dall'emergenza cibo e dalla corsa al rialzo delle materie prime. Aiuti che si vanno ad aggiungere ai 200 milioni di dollari di aiuti e ai complessivi 1,1 miliardi di dollari stanziati per lo stesso scopo dall'inizio dell'anno. Nello stesso tempo il ministro dell'Agricoltura giapponese, Masatotoshi Wakabayashi, sta studiando un piano di fattibilità per portare la soglia di autosufficienza alimentare del Paese dall'attuale 45% al 50% entro il 2015. Una decisione che dimostra come la crisi alimentare non venga affatto presa sotto gamba dalle autorità di Tokyo.
Ciò nonostante nessun nuovo impegno di aiuto dovrebbe uscire da Toyako anche se è presto per dirlo perché una novità del vertice è che non si lavora su una dichiarazione preconfezionata ma alla fine di ogni sessione si concorderà uno statement sul tema trattato. Non sarebbe quindi esatto parlare (come ha fatto il «Financial Times») di aiuti all'Africa "scomparsi" dal testo conclusivo proprio perché un testo base non esiste. Ad ogni buon conto il Cidse (International Cooperation for development and solidariety) e Caritas Internationalis hanno richiamato l'attenzione dei leader del G8 per ricordare gli impegni già presi in passato per dimezzare la povertà globale. Secondo Sergio Marelli, presidente della associazione delle Ong italiane (che riunisce 160 sigle di associazioni nel mondo della cooperazione) e direttore della Focsiv, un'ulteriore cancellazione del debito e un accordo internazionale per i cosiddetti prestiti responsabili potrebbe essere «un passo avanti per dimezzare la povertà globale».
