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Disgelo anche d'inverno. La piattaforma glaciale antartica si riduce ancora

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11 luglio 2008

11 luglio 2008 - Emisfero australe, 70° di latitudine sud, 75° longitudine ovest. Nemmeno l'inverno riesce fermare il collasso dell'"asse di Wilkins", una vasta area della piattaforma glaciale che per dieci mesi l'anno unisce in un solido abbraccio l'isola di Charcot al continente antartico (foto 1 & 2). La dimostrazione arriva ancora una volta dai satelliti e questa volta da Envisat, il satellite europeo che dal 2002 controlla e fotografa i parametri ambientali del nostro pianeta. In marzo, e dunque al termine dell'estate australe, una parte della piattaforma glaciale di Wilkins vasta più di 400 km2 si era staccata per poi frammentarsi andando alla deriva verso acque relativamente più calde, ma ciò che oggi colpisce il mondo scientifico è che il fenomeno di disgregazione procede anche nel pieno dell'inverno dell'emisfero sud. Nelle settimane più fredde dell'anno si registrano le temperature più fredde del pianeta, anche se sulla costa non si raggiungono mai gli spaventosi abissi termici dell'entroterra, dove il record del freddo è stato fissato il 21 luglio 1983 (base antartica russa Vostok) a –89,2°C.

GUARDA LA PHOTOGALLERY – La piattaforma di Wilkins sotto lo sguardo di Envisat

Le immagini scattate dal satellite europeo (Esa), dimostrano chiaramente (photogallery) che il movimento del ghiaccio marino è pienamente in corso e che l'inverno non solo non produce accrescimento della piattaforma, ma non riesce neppure a fermarne l'erosione. Ormai l'istmo di ghiaccio che unisce l'iosla alla terraferma è ridotto a meno di 2 km di larghezza e potrebbe collassate entro i prossimi giorni. "La velocità del movimento e le modalità dei distacco sono assolutamente insoliti", spiega Ted Scambos del National Snow and Ice Data Center di Boulder in Colorado (www.nsidc.org/). Non ci sono i gradi distacchi di placche di vaste dimensioni ma una frammentazione più simile a quella degli iceberg artici. Inoltre, e il dato suscita grande interesse, i dati sulla temperatura dell'acqua e sulle zone alocline raccolti grazie ai collari imposti a decine di foche antartiche, indicano un cambiamento del rapporto temperatura-salinità che può contribuire ad accelerare il disgelo.
Per il prof. David Vaughan della British Antarctic Survey (BAS) non si tratta di una sorpresa: "La piattaforma di Wilkins è solo l'ultima di una serie trasformazioni che hanno investito la penisola antartica negli ultimi decenni". Già nel 1992 i ricercatori della British Antarctic Survey si erano detti certi che la piattaforma di Wilkins non sarebbe arrivata al 2022. Oggi dice il prof. Vaughan, "ci rendiamo conto che il cambiamento è solo molto più rapido di quanto non abbiamo saputo prevedere".

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