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Arrestato Karadzic, il boia di Sarajevo

di Elena Ragusin

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22 LUGLIO 2008
L'ex leader bosniaco, Radovan Karadzic, in un immagine del 1995 (a destra) e in una foto recente (Reuters/Handout)


Radovan Karadzic, il principale accusato per i crimini di guerra commessi nella ex Jugoslavia assieme all'ex generale Ratko Mladic, è stato arrestato ieri e già oggi quasi sicuramente sarà estradato al Tribunale internazionale dell'Aja che lo accusa di crimini di guerra e genocidio.
Karadzic, l'ideologo della guerra in Bosnia e allora presidente della repubblica bosniaca, che provocò due milioni di profughi e duecentomila vittime tra il 1991 e il 1995, per anni era riuscito a fuggire alla giustizia rifugiandosi tra la Bosnia, il Montenegro e la Serbia.
Karadzic, uno psichiatra fallito che riversò nella sua personale rivendicazione etnica le proprie frustrazioni causando centinaia di migliaia di vittime sembrava essere la "primula rossa" dei Balcani.
Ieri, finalmente, la svolta. Una svolta dovuta alla scelta di Belgrado di cooperare pienamente con il Tribunale dell'Aja per riuscire ad avviare il percorso di integrazione nell'Unione europea. Una scelta condivisa dal Partito socialista serbo, neo-alleato della formazione europeista del presidente serbo Boris Tadic da alcuni vista con scetticismo.
E invece l'arresto di Karadzic, conferma la svolta dei socialisti serbi orfani di Slobodan Milosevic visto che il nuovo Governo serbo, insediato solo una settimana fa, ha affidato il ministero dell'Interno proprio a un esponente socialista.
Grande rilievo ieri notte da parte dei media serbi all'arresto di Karadzic. Poche però le notizie. Alcune indiscrezioni parlano di un suo fermo in territorio della Republika Srpska, in Bosnia Erzegovina. Altre, come la Tv B92, in nottata ipotizzavano il suo arresto a Belgrado.
Sia come sia, rimane il dato politico dell'arresto di Karadzic a pochi giorni dall'insediamento del governo serbo filo europeista del presidente Tadic che dalla cattura di Karadzic guadagna ulteriori meriti in vista dell'avvicinemento all'Europa. Come ha subito dichiarato da Bruxelles il commissario Ue all'Allargamento, Olli Rehn, l'arresto è uno sviluppo importante in questo senso, e una «pietra miliare nella cooperazione della Serbia con il Tribunale penale internazionale».
Un arresto, quello di Karadzic, giunto dopo dieci anni di ricerche infruttuose non solo delle autorità serbe, ma inspiegabilmente anche delle forze multinazionali che hanno operato in Bosnia Erzegovina. Negli anni i rapporti dei servizi di sicurezza lo avevano segnalato in Bosnia e soprattutto in Montenegro, mai in Serbia al contrario dell'ex generale Mladic.
Da domani, quando Karadzic sarà trasferito nel carcere di Sheveninghen del Tribunale internazionale dell'Aja, ci sarà molto altro da apprendere oltre alle connivenze che gli hanno consentito gli anni di latitanza. A partire dai presunti accordi che stipulò prima della firma degli accordi di Dayton del 1995 che posero fine alla guerra in Bosnia con gli Stati Uniti, allora rappresentati da Richard Holbrooke.

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