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Questi timori richiedono la massima attenzione. È, comunque, sempre più evidente l'assoluta necessità di nuove e poderose politiche e misure nazionali e internazionali per assorbire i costi sociali della liberalizzazione commerciale e della globalizzazione.
Non dimentichiamo che questo sistema commerciale multilaterale ha contribuito in modo fondamentale, nei 60 anni dalla sua creazione, alla crescente prosperità del nostro pianeta, a un periodo di crescita economica senza precedenti, a una massiccia riduzione della povertà nel mondo. Ma le disuguaglianze e la povertà che ancora esistono rimangono inaccettabili e le nuove sfide globali ci impongono di operare internazionalmente per diminuire le discriminazioni e non per aumentarle. Soltanto il sistema multilaterale, con il suo principio di non discriminazione e la partecipazione continua e diretta di tutti i Paesi in via di sviluppo, inclusi quelli meno avanzati, potrà portare un contributo determinante per migliorare la situazione.
Negli ultimi mesi due grandi pilastri dell'economia globale sono entrati in crisi: il sistema finanziario e il sistema multilaterale degli scambi. La distanza che ormai ci separa dal mondo che fu creato a Bretton Woods, alla fine della Seconda guerra mondiale, rischia di diventare incolmabile senza una aggiornata revisione della governabilità globale e un più efficiente funzionamento delle grandi istituzioni internazionali, Fondo monetario internazionale e Wto incluse.
L'Italia, con la prossima presidenza del G-7/G-8, avrà un ruolo di grande rilievo per l'organizzazione dei lavori di questo summit e per la ricerca di difficili accordi di portata mondiale. Bisogna sin d'ora operare affinché la classe politica e l'opinione pubblica siano ben consapevoli della grande responsabilità che ricade sull'intero Paese e sulla necessità di mostrare la solidarietà necessaria al successo.