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Medicina sul Tetto del Mondo
HighCare si mette al lavoro

a cura di Pierangelo Garzia

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15 settembre 2008
11 settembre - Dall'Italia ai piedi dell'Himalaya
VIDEO
Namche: inizia la fase operativa

Seconda tappa - E' ufficiale. O quasi. Si tratta della più grossa e complessa spedizione scientifica organizzata sull'Everest a memoria d'uomo. Anzi, di donna. Anzi, di milady inglese. Moglie di un ex generale del reale impero britannico. Di stanza (c'è bisogno di rammentarlo?) in India, quando l'impero inglese si estendeva fino a queste latitudini. Prima di Gandhi. Ora mrs Elizabeth Hawley vive in Nepal, ha 86 anni ed è una inossidabile lady inglese, nota in tutto il mondo come la grande signora degli ottomila, la certificatrice e memoria storica vivente di tutte le spedizioni himalayane del Nepal. "Si autodefinisce  ‘Himalayan Mountaineering Chronicler' ", racconta divertito e ammirato Gianfranco Parati, 57 anni, cardiologo e internista, ricercatore capo della missione Higcare, "e ha creato l'unico database al mondo con informazioni su tutte le spedizioni organizzate sull'Everest e gli altri "ottomila" nepalesi.  Per noi è stato un grande onore il suo invito ad incontrarla, prima di spostarci da Kathmandu a Lukla, e sentire dalla sua bocca che la nostra spedizione era alla luce della sua unica esperienza, la più grande mai organizzata con scopi scientifici sull'Everest. Saremo in effetti  49 avventurieri della  scienza con al seguito 200 tra sherpa e portatori. Una spedizione veramente titanica. Ci ha fatto piacere notare che la nostra iniziativa e ra una interessante novità anche per lei , che le spedizioni le ha viste e incontrate proprio tutte da 40 anni a questa parte".

Via alla fase operativa
Inizia la fase operativa della missione Higcare, la spedizione scientifica organizzata dall'Istituto Auxologico e Università Milano-Bicocca, per studiare come funziona il nostro corpo, nonché possibili soluzioni sia farmacologiche che strumentali, in condizioni di carenza di ossigeno. I 49 della spedizione, stracarchi di bagagli ed attrezzature biomediche, sono arrivati a Lukla a bordo di quattro fragili aeroplanini ad elica, che accolgono 16 passeggeri ciascuno. Stipati, con i loro zaini sulle ginocchia, sono partiti all'alba, volando a vista, con un tempo nuvoloso che non prometteva nulla di buono, scavalcando le montagne.  Volo radente, quasi a pelo d'erba. Atterraggio da cardiopalma: a picco, su di una cortissima e ripida pista, affacciata su uno strapiombo e  ripida salita, per aiutare gli aeroplani a fermarsi in tempo. Non a caso l'aeroporto di Lukla, nella valle di Khumbu, crocevia di tutti coloro che si avventurano sull'Everest dal versante sud nepalese, è considerato uno dei più pericolosi al mondo. All'aeroporto erano attesi da una folla stupita di sherpa (non equivale a "portatori", ma popolazione locale, e pure cognome di molti patronimici familiari). Avranno sicuramente pensato, come nella migliore tradizione a fumetti: "sono strani questi occidentali". Tempo di rinfrancarsi un attimo con veloce colazione all'Himalian Lodge, dove hanno fatto sosta tutti i più grandi alpinisti della storia, e si riparte verso una altura in cima a Namche Bazar. Questa volta a bordo di un possente elicottero di fabbricazione "ex-soviet", con tanto di stella rossa.

Sherpa Land quota 3.600
"Arrivati a Namche Bazar", racconta Gianfranco Parati, cardiologo-internista e ricercatore capo della missione Higcare, "un paesino di poche abitazioni, siamo sbarcati di corsa dall'elicottero (nella foto), gettando al volo anche i bagagli, mentre i rotori giravano. Si arriva sul cucuzzolo di una montagna, passando rapidamente dai 2800 metri di Lukla ai 3600 di Namche. Siamo atterrati su di un tappeto di stelle alpine. Poi siamo scesi a piedi, con un percorso di circa 45 minuti fino a Namche. Seguiti da tutti i bagagli portati dagli sherpa. E' impressionante vedere quanto trasportino. Noi abbiamo uno zaino di pochi chili e loro arrivano anche a 65. Arrivato a Namche, al nostro Hotel Sherpa Land, abbiamo iniziando la vera e propria fase operativa dei test su tutti i partecipanti. Abbiamo indossato le magliette "Magic" per la rilevazione dei dati fisiologici durante la notte" (nella foto). Ciò che ora tiene in ansia il gruppo dei ricercatori, è la sorte delle bombole di gas speciali (ossido di carbonio, azoto, ossigeno e composizioni diverse) prodotti dalla filiale locale della Cosmed italiana – necessarie per lo studio della funzione respiratoria (diffusione alveolare) in collaborazione con Piergiuseppe Agostoni, cardiologo e ricercatore del Centro Cardiologico Monzino - in viaggio dall'India. Sono bloccate sui camion che le trasportano a Bangalore, al confine col Nepal, a causa dell'alluvione che sta colpendo il  sud dell'India. Qualcuno del gruppo dei ricercatori sta valutando di partire personalmente per andare a recuperarle. Sono troppo importanti per gli studi che devono effettuare. E non possono permettersi di abbandonare le preziose bombole alla loro sorte a Bangalore.

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