La Russia ha formalmente rotto gli indugi e, proprio mentre la Borsa di Mosca restava chiusa di fronte alla discesa dei prezzi delle materie prime e alla crisi finanziaria, il presidente Dmitri Medvedev ha dato ordine al governo di definire entro dieci settimane un piano di sviluppo per la regione artica, che contempli lo sfruttamento della piattaforma continentale. In altri termini significa che Mosca punta ad assicurarsi un immenso triangolo di solitudine che ha la base sui 10.000km. di costa polare russa, il lato occidentale che corre dal confine russo-norvegese nei pressi di Capo Nord al polo geografico e quello orientale che chiude puntando allo Stretto di Bering. Sono 700.000km2 di mare, ghiaccio e poche terre emerse 
dove, secondo le stime, sarebbero intrappolate un quarto di tutte le risorse mondiali di petrolio e gas.
Il Grande Gioco polare
Russia, Stati Uniti, Canada, Danimarca, Norvegia e Islanda sono protagonisti e comprimari di questo nuovo Grande Gioco in versione polare. 100 anni dopo la conquista di Cook e Peary non è più solo questione di bandiere ed orgoglio nazionale ma, almeno per Mosca, si tratta di pensare alle proprie prospettive di crescita attraverso il XXI secolo. La Russia, con il decreto di Medvedev, non fa altro che rinnovare le ambizioni che furono di Stalin e che dagli anni '30 hanno portato alla costruzione delle città artiche di Vorkuta e Norilsk, e poi al tentativo – fallito - di sfruttare il Passaggio a Nord-Est come rotta marittima commerciale più breve tra l'Europa e l'Asia.
Di chi è il Polo?
Da qualche anno le Nazioni Unite hanno riaperto il dossier polare che sonnecchiava in qualche parte del Palazzo di Vetro. La Convenzione sulla legge del Mare del 1982 
riconosce il limite delle 12 miglia nautiche cui si aggiunge una fascia di 200 miglia come "zona economica" di interesse esclusivo. La distanza della costa russa dal Polo Nord varia però tra i 1.500 e i 2.000 km e dunque gli stati rivieraschi – Russia ma anche Canada e Stati Uniti - non hanno alcun diritto formale sulla maggior parte dei fondali. La Legge – scritta molto prima che le tecniche di trivellazione si spingessero così a nord - contempla però la possibilità che la sovranità e i diritti di sfruttamento siano estesi fin dove si dimostra che il fondale marino, rappresenta un'estensione geologica ininterrotta rispetto alla costa.
Ora tocca agli scienziati
"Atterraggio morbido, qui c'è solo fango giallognolo, nessuna creatura marina intorno a noi". Nell'agosto del 
2007 il celebre esploratore artico russo Arthur Chilingarov ha guidato una spedizione che per prima ha raggiunto il fondale oceanico sotto la verticale del Polo Nord a meno 4.261metri. Dopo aver piantato un tricolore di titanio che ora giace nel buio sottomarino, ha messo da parte la scienza per spiegare chiaramente che la missione intendeva definire "i confini del territorio russo". Lo scienziato 70enne è un'autorità di primo piano: Eroe dell'Urss nel 1986, Chilingarov è ora anche Eroe della Federazione Russa e deputato del partito Russia Unita.
Nuovo rapporto entro maggio 2009
Nel 2001 Mosca presentò all'Onu una corposa documentazione in cui si affermava che la Dorsale di Lomonosov, il crinale sottomarino che corre attraverso l'Artico, è effettivamente un'estensione della piattaforma continentale siberiana. Il rapporto firmato da Arthur Chilingarov si concludeva affermando che le prove geologiche confermavano il diritto russo sull'intero fondale che dalle coste siberiane raggiunge il polo Nord geografico. Il caso fu respinto ma i russi non hanno certo intenzione di mollare la presa.
