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In Rwanda il parlamento è donna

di Umberto Martini

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19 settembre 2009
Africa, il blog di Riccardo Barlaam


In Rwanda il parlamento è donna. La commissione elettorale dello stato centroafricano ha reso noti oggi i risultati delle elezioni politiche terminate il 18 settembre. La notizia è che per la prima volta al mondo, in un parlamento democraticamente eletto, il numero delle donne supera quello degli uomini: su 80 seggi infatti, 44 si declinano al femminile. Il Rwanda – alla sua seconda elezione politica all'indomani del tragico genocidio del 1994 che causò la morte di più di 800 mila persone – supera così la Svezia dove le donne sono il 47% dei parlamentari e Cuba, dove si fermano al 43,2%.
La forte presenza femminile in politica rispecchia la composizione della società che è costituita per il 54,9% da donne. Per molti versi, questa è una conseguenza delle persecuzioni razziali tra hutu e tutsi che hanno caratterizzato l'intera storia del Rwanda dal giorno della sua indipendenza dal Belgio nel 1962.
La notizia storica del primo parlamento rosa ha fatto passare in secondo piano la vittoria, ampiamente prevista alla vigilia, del partito del presidente della Repubblica Paul Kagame. Il Fronte patriottico rwandese ha infatti conquistato 42 dei 53 seggi disponibili nelle elezioni dirette. In tutto sono 8 le forze politiche del paese, ma soltanto tre sono rappresentate in Parlamento. Oltre al già menzionato Fpr, dei restanti 11 seggi, 7 sono stati assegnati al Partito social-democratico e 4 al Partito liberale.
Paul Kagame, eletto presidente nel 2003 con il 95,05% delle preferenze, è stato spesso criticato dalle forze dell'opposizione per non rispettare i principi democratici, ma secondo gli osservatori della Comunità europea, che hanno controllato lo svolgimento della consultazione, le elezioni si sono svolte in un "clima di libertà di espressione e partecipazione al dibattito politico". Il capo degli osservatori, Michael Cashman, si è complimentato con il Comitato elettorale nazionale (NEC) per l'ordine nei seggi e per la trasparenza nello spoglio delle schede sottolineando che "in confronto alle elezioni del 2003, si sono visti molti miglioramenti anche dal punto di vista dell'informazione".
In questo campo, però, il Rwanda ha compiuto pochi progressi rispetto al passato. Al momento, esistono soltanto un quotidiano e un canale televisivo a diffusione nazionale ed entrambi sono di proprietà dello stato. Pochi i media privati ed indipendenti. Uno di questi, Umuseso (in italiano "L'alba"), denuncia di frequente pressioni e minacce da parte di uomini dell'esercito e della polizia. Mentre nella classifica sulla libertà di stampa di Reporter senza frontiere, il Rwanda occupa un poco onorevole 147 posto dietro a Russia, Egitto e Tunisia.
Ma in molti settori di questo paese, che ha la più alta densità di popolazione in tutto il continente africano (281 abitanti per km²), si respira un'aria di ottimismo. Da quando Kagame è al potere, gli investimenti stranieri sono aumentati vertiginosamente, mentre sanità ed istruzione iniziano finalmente ad avere a disposizione delle strutture adeguate, malgrado l'aspettativa di vita non arrivi ai 50 anni e oltre il 60 % della popolazione viva sotto la soglia di povertà.
Di fatto l'esito scontato di queste elezioni non cambia nulla a livello politico. Paul Kagame, già molto potente, ne esce ancora più rafforzato. Il voto, probabilmente, è stato influenzato anche dal clima di tensione che si respira al confine con il Congo. Secondo il presidente Joseph Kabila, il governo ruandese "non è innocente" nella ripresa dei combattimenti lungo la frontiera del Nord-Kivu tra l'esercito congolese e le armate di ribelli tutsi guidate Laurent Nkundae. Questa delicata situazione, che molte volte ha già rischiato di trasformarsi in una vera e propria guerra tra vicini di casa, può aver spinto i ruandesi a scegliere un leader autorevole e carismatico, capace, come già fece nella guerra di liberazione del 1994, di imbracciare il kalshnikov e guidare l'esercito. Le prossime elezioni saranno nel 2010 quando si eleggerà il presidente della repubblica. Kagame, senza ombra di dubbio, punta ad un secondo settennato e in questo momento nessuno sembra in grado di proporsi come una valida alternativa. Per le vie di Kigali, come per quelle di Butare o Nyanza quando si parla di politica e potere si pensa subito a "mister Paul"!

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