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Usa, sventato nuovo tentativo di uccidere Obama

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28 ottobre 2008

Non è la prima volta che Barack Obama si trova nel centro del mirino di fanatici che intendono uccidere quello che potrebbe diventare il primo presidente nero della storia americana. Dopo il primo complotto sventato il 25 agosto a Denver durante la convention democratica le "teste rasate" della Supremazia Bianca - un gruppo di ascendenze neonaziste - avrebbero tentato nuovamente di eliminare il candidato democratico.

Daniel Cowart, 20 anni di Bells Tennessee, e Paul Schlesselman, 18 anni di West Helena Arkansas, avevano organizzato quella che ritenevano fosse una "missione suicida", che consisteva nello scagliarsi con la loro auto su quella del senatore dell'Illinois, sparandogli attraverso i finestrini. Il tutto, rivela la deposizione di uno degli agenti che li hanno arrestati, «vestiti con uno smoking bianco e cappelli a cilindro». I due avrebbero, però, prima voluto sparare a 88 ragazzi afroamericani e decapitarne 14. I numeri non sono causali: 88 e 14 hanno una valenza simbolica per i fautori della supremazia della razza bianca. Tra i neonazisti, infatti, 88 rappresenta l'incitazione «Heil Hitler» (HH, perchè è l'ottava lettera dell'alfabeto) mentre il numero 14 rimanda alle 14 parole del motto «We must secure the existence of our people and a future for white children» («Dobbiamo assicurare l'esistenza del nostro popolo e un futuro per i bambini bianchi»).

Cowart e Schlesselman sono stati incriminati con l'accusa di possesso illegale di fucili a canne mozze, aver progettato di svaligiare un negozio di armi e aver pianificato di uccidere un candidato alle elezioni presidenziali.

I due - chiarisce la polizia - si erano conosciuti su internet un mese fa tramite un comune amico e si identificavano nei progetti e nella filosofia dei gruppi del Potere Bianco e degli Skinheads. Gli inquirenti hano chiarito «di aver trattato il caso molto seriamente anche se al momento non sono state trovate le prove che i due avessero la capacità e l'occorrente per mettere in atto il loro progetto».

Obama sotto scorta da quasi due anni
Bocche cucite dallo staff di Obama: «Non commentiamo mai questioni di sicurezza», ha spiegato la portavoce Linda Douglass. Ma il senatore dell'Illinois ha ben presente il rischio al quale si è esposto candidandosi alla presidenza. Dal giorno in cui annunciò che avrebbe corso per la Casa Bianca, nel gennaio dello scorso anno, Obama viaggia sotto scorta, mentre dal 3 maggio 2007, dopo una sua richiesta, è protetto anche dai servizi segreti. Solitamente ai candidati presidenti viene affidata la protezione dei servizi segreti solo quando ricevono l'investitura ufficiale dal partito. In queste presidenziali 2008, invece, sia Hillary Clinton, in quanto ex First Lady, sia Barack Obama l'hanno ricevuta già nella fase delle primarie.

La sindrome Bobby, come viene chiamata dai media la paura che un candidato presidente possa venire assassinato, risale all'assassinio di Robert Kennedy, ucciso il 4 giugno del 1968 in un attentato all'Ambassador Hotel di Los Angeles mentre era in piena campagna elettorale per conquistare le primarie democratiche. Due mesi prima, il 4 aprile, era stato ucciso a Memphis, in Tennessee, Martin Luther King.

Dall'inizio della campagna sono già sette le persone che sono state arrestate perchè accusate di voler uccidere Obama: un uomo di 47 anni era stato arrestato all'inizio di agosto in Florida. Nella sua auto, parcheggiata poco distante da un albergo in cui il senatore avrebbe dovuto alloggiare, furono trovate armi e munizioni. L'uomo, accertò la polizia, era un mitomane. Il quale però poche settimane prima si era vantato con alcuni colleghi dicendo di voler uccidere Barack Obama.
Poche settimane dopo, alla vigilia della convention democratica di Denver, la polizia arrestò nei pressi di Denver quattro balordi del Colorado vicini agli ambienti suprematisti bianchi. Anch'essi avevano messo a punto un piano (giudicato poco credibile) per voler arrivare al senatore nero. Oggi, infine, gli ultimi due arresti.

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