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Il caldo autunno artico prolunga il digiuno dell'orso polare

di Gigi Donelli

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18 ottobre 2008
Video / Il Polo si scioglie

Nuovo record autunnale per le temperature dell'Artico: cresce quella dell'acqua mentre si abbassa la salinità complessiva per effetto della fusione. Dopo un'estate segnata da una fortissima riduzione del ghiaccio marino - seconda solamente al record del 2007 - gli specialisti stanno registrando un autunno insolitamente mite con una temperatura dell'aria che arriva ad essere anche di 5 gradi centigradi al di sopra della media stagionale.

Osservatorio Artico
I dati sono stati presentati dalla ricercatrice americana Jackie Richter-Menge per conto del Cold Regions Research and Engineering Laboratory di Hanover, un'organizzazione di ricerca governativa finanziata dall'esercito americano che, dalla sua base dell New Hampshire segue l'evoluzione regionale del clima. I dati raccolti nella campagna appena conclusa confermano la trasformazione della massa galleggiante, non solo per estensione ma anche per qualità. Il ghiaccio alla deriva sull'Oceano Artico viene infatti distinto per la sua età: più il ghiaccio è "vecchio" (5-7 anni) più è compatto e resistente alle radiazioni solari. Viceversa, nel corso degli ultimi due anni, non solo è stata registrata una costante riduzione della superficie ghiacciata complessiva (cca.14milioni di kmq al termine dell'inverno), ma grazie all'osservazione satellitare e all'uso dei radar si è potuto verificare che cresce la percentuale di ghiaccio giovane (1-2 anni) sulla massa complessiva, ghiaccio fragile che ha ben poche possibilità di superare il successivo ciclo estivo.

Ghiaccio effetto domino

Il rapporto è la sintesi di un lavoro che ha coinvolto 46 ricercatori di 10 diversi stati che attraverso l'osservazione dei fenomeni in corso nell'Artico ritengono sia possibile anticipare i cambiamenti climatici che in tempi più lunghi condizioneranno il clima dell'intero pianeta. La scala temporale dell'indagine è in gran parte basata sull'integrazione dei dati satellitari (disponibili dal 1978) con quelli racolti nelle campagne di ricerca compiute ogni anno tra l'Alaska, l'artico canadese e russo e la Groenlandia.Come ha spiegato l'oceanografo James Overland, che ha partecipato all'indagine, "il sistema artico è particolarmente sensibile e riflette i cambiamenti in maniera rapida e talvolta addirittura drammatica". L'aumento di 5 gradi registrato nella temperatura nelle prime tre settimane dell'autunno ritarderà la "ricostruzione" del ghiaccio marino lasciando l'oceano esposto più a lungo alla radiazione solare. L'effetto domino del riscaldamento artico noto da tempo: la superifice ghiacciata riflette gran parte delle radioni che invece il mare assorbe. Via via che lo "scudo" ghiacciato si riduce la temperatura complessiva dell'Artico cresce ed erode ulteriomente i margini del pack.

Chi vince e chi perde
Le implicazioni della progressiva trasformazione dell'ambiente artico non sono state ancora definite nel loro complesso, ma già singole ricerche confermano alcuni fenomeni come la colonizzazione verso settentrione di alcune specie arbustive, la riduzione superficiale dello stato del permafrost sia in Russia che in Canada, la transitabilità estiva delle rotte polari di nord-ovest e nord-est. C'è dunque chi vede con interesse una possibile accelerazione del processo di scioglimento dei ghiacci, anche in considerazione delle grandi potenzialità della regione sul fronte delle risorse energetiche (gas e petrolio) catturate nei suoi fondali. Il cambiamento allarma invece i naturalisti che ritengono l'Artico il più fragile degli ambienti. Trai segnali d'allarme c'è infatti il destino dei grandi mammiferi carnivori come l'elefante marino, il tricheco e l'orso polare, quest'ultimo vero e proprio simbolo del territorio. Per quanto possente, l'orso è ufficialmente minacciato dal cambiamento e, dallo scorso maggio, è stato inserito nell'Endangered Species Act dal governo degli Stati Uniti.

Si prolunga il digiuno dell'orso polareQuesto formidabile nuotatore e camminatore, presente secondo stime canadesi in circa 25mila esemplari nell'intero territorio artico, è abituato anche ad affrontare dei lunghi digiuni durante l'estate. Il grande nuotatore ha comunque bisogno del ghiaccio marino per lanciare l'agguato alle sue prede, che sono troppo veloci per essere catturate nell'acqua. Proprio in questo periodo dell'anno si rinnova lo spettacolo del grande mammifero che attende di mettersi in movimento - e di cacciare - sul mare ghiacciato. La città di Churcill, nello stato canadese del Manitoba è così diventata la vera e propria capitale mondiale del "bear-watching". Il clima relativamente più mite assicura buoni affari: il pack non si consolida e la stagione si prolunga, almeno fino a quando l'orso saprà sopportare il digiuno che quest'anno rischia di durare qualche giorno in più.

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