Il Sole 24 Ore
Stampa l'articolo Chiudi

15 OTTOBRE 2008

High tech, nuova ricetta Nato contro il terrorismo

di Gianandrea Gaiani

Tecnologie militari per arginare la minaccia terroristica. I nuovi ritrovati o più precisamente lo sviluppo e il miglioramento delle applicazioni di tecnologie già esistenti sono al centro dei test valutativi che l'agenzia della Nato Sigint Electronic Warfare Working Group ha messo a punto nei poligoni della Sardegna nell'ambito dell'esercitazione Trial Imperial Hammer. Un'attività internazionale e interforze che ha coinvolto1.300 militari, di cui 800 italiani, provenienti da 15 Paesi e 10 Agenzie dell'Alleanza atlantica rischierati tra gli aeroporti di Cagliari- Elmas e Decimomannu e il Poligono di Salto di Quirra.

Le simulazioni realizzate durante la grande esercitazione sono strettamente aderenti alla realtà operativa dei teatri bellici iracheno e afgano dove la minaccia è rappresentata dagli ordigni improvvisati (IED-Improvised Explosive Devices ), dalle imboscate e dal lancio di razzi e colpi di mortai contro basi e avamposti. Nelle simulazioni di un attacco condotto contro un convoglio con l'impiego di Ied (che sono causa dell'80% delle perdite alleate in Afghanistan e Iraq) il Reparto supporto tecnico operativo guerra elettronica (Restoge ) dell'Aeronautica militare italiana ha messo a punto il prototipo di un sistema di disturbo jammer in grado di contrastare le emissioni utilizzate da radiocomandi che attivano gli ordigni.

L'apparato monitora tutte le radiofrequenze presenti nell'area selezionando in pochi millisecondi quelle amiche o autorizzate da sconosciute e potenzialmente nemiche, che vengono immediatamente disturbate o oscurate. Il collaudo ha avuto un esito positivo contro trappole esplosive simulate preparate dai genieri della brigata Sassari dell'esercito e secondo indiscrezioni il nuovo jammer verrà presto collaudato sul campo, probabilmente in Afghanistan dove i settori di Kabul ed Herat assegnati al contingente italiano vedono un crescente minaccia di ordigni stradali.
Testati in un contesto di simulazione operativa anche due nuovi mini UAV , velivoli teleguidati poco più grandi un aeromodello impiegati per la sorveglianza e la ricognizione ormai indispensabili per prevenire azioni terroristiche, imboscate o sabotaggi sorvegliando le strade e i dintorni dei perimetri di basi e installazioni militari o comunque sensibili.
Lo statunitense Maverick, realizzato in fibra di carbonio dalla Prioria Robotics pesa circa un chilo e vola a 50 chilometri orari per alcune ore in un raggio di 10 chilometri fino a un'altezza massima di 5.000 metri.

L'italiano Strix è invece un monoala con un'apertura di tre metri e un peso di sei chilogrammi ed è stato già adottato dall'aeronautica italiana che lo ha assegnato per il collaudo al 32° Stormo che già ha in dotazione i grandi UAV Predator dislocati attualmente a Herat, in Afghanistan.
Realizzato dalla Alpi Aviation, azienda di Pordenone, lo Strix è in grado di trasmettere le immagini riprese dalla sua telecamera fino a 12 chilometri di distanza a una stazione portatile a terra che può ritrasmetterle ad altri operatori aerei, terrestri e marittimi rendendo condivisibili in tempo reale le immagini. Secondo indiscrezioni non confermate alcuni Strix sarebbero già in valutazione anche in un teatro operativo non meglio specificato. L'Esercito italiano ha già acquisito da alcuni anni dei mini UAV Pointer , realizzati negli Usa, già impiegati nellu'ltima fase dell'operazione Antica Babilonia in Iraq per controllare i dintorni della base di Camp Mittica (a sud di Nassiryah) e sorvegliare alcune strade a rischio attentati utilizzate dai convogli alleati.

15 OTTOBRE 2008

Redazione OnlineTutti i serviziI più cercatiPubblicità   -Fai di questa pagina la tua homepage
P.I. 00777910159 - � Copyright Il Sole 24 Ore - Tutti i diritti riservati   partners