Sale ulteriormente la tensione diplomatica tra Vaticano e Israele sulla questione della beatificazione - il cui iter è in corso - di Papa Pio XII. La giornata di oggi ha registrato una dura presa di posizione da parte di un importante ministro del Governo dello Stato ebraico, Isaac Herzog - responsabile degli Affari della Diaspora, della lotta all'antisemitismo e dei rapporti con le comunità cristiane - riportata dal quotidiano Haaretz. «Il tentativo di far diventare santo Pio XII è inaccettabile»; «Durante il periodo dell'olocausto il Vaticano sapeva molto bene quello che stava accadendo in Europa»; «Invece di essere coerente con il verso biblico nel quale si afferma "Tu non permetterai che si versi il sangue del vicino" il Papa rimase in silenzio e forse fece anche peggio»: queste alcune delle espressioni utilizzate dal ministro Herzog nell'intervista.
Le reazioni israeliane sono salite d'intensità dopo una recente presa di posizione pubblica in favore di Pio XII da parte di Papa Joseph Ratzinger, che hanno fatto pensare a una imminente beatificazione di Eugenio Pacelli. Ancora, in Israele si erano diffuse voci che il Papa avesse scelto di non visitare i Luoghi Santi di ebreri e cristiani a causa della didascalia contenuta al memoriale della Shoah di Gersualemme, lo Yad Vashem, nella quale si leggono parole fortemente critiche verso Pio XII e il suo comportamento nel Secondo conflitto mondiale.
Successivamente, però, era intervenuto il Presidente di Israele, Shimon Peres, per ribadire l'invito rivolto a Benedetto XVI a visitare la Terra Santa: Peres, pur confermando le riserve su Pio XII, aveva detto di ritenere la questione non sufficiente per incrinare gli attuali buoni rapporti con la Chiesa Cattolica. E tuttavia nei giorni scorsi altri episodi avevano complicato la situazione: un sito internet di sostenitori del partito di governo Kadima aveva pubblicato un fotomontaggio raffigurante Benedetto XVI con una svastica. L'immagine era stata prontamente rimossa e Tzipi Livni, attuale leader del partito e premier incaricato di Israele, si era subito dissociata da un'immagine che non rappresentava il suo pensiero o quello del suo partito.
Il postulatore della causa di Pio XII: «È un'ingerenza nelle questioni interne della Chiesa»
Da parte sua la Santa Sede, attraverso il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, aveva provato a spegnere le polemiche specificando che il Papa aveva deciso di approfondire ulteriormente l'analisi su Pio XII - rimandando quindi la beatificazione - e osservando che la didascalia allo Yad Vashem, pur assolutamente non condivisa dalla Santa Sede, non poteva considerarsi un ostacolo al viaggio del Papa. La pazienza vaticana sembra però che si stia esaurendo: è di oggi una dura replica del postulatore della causa di beatificazione di Eugenio Pacelli, padre Paolo Molinari: «La beatificazione di Pio XII è un affare interno della Chiesa Cattolica», ha detto il sacerdote, accusando il ministro Herzog di «ingerenza».
«Abbia egli la correttezza - ha detto padre Molinari, riferendosi all'esponente politico israeliano - di andare a leggere ciò che il primo ministro Moshe Sharrett e, dietro di lui, il ministro degli Esteri Golda Meir, diventata poi anch'ella primo ministro, hanno pubblicamente affermato subito dopo la morte di Pacelli nel 1958: "Quando lo spaventoso martirio venne alla nostra gente nella decade del terrore nazista la voce del Papa si alzò per le vittime. La vita dei nostri tempi è stata arricchita da una voce forte in nome della grande verità morale, al di sopra del tumulto del conflitto quotidiano. Piangiamo - concludeva l'ex premier israeliano - un grande servitore della pace"». Il postulatore della causa dice poi di essere in possesso di molti altri documenti dello stesso tenore, tali da non lasciare più dubbi sul ruolo positivo giocato da Papa Pacelli durante il periodo nazista, di fronte ai quali la targa che lo denigra davanti al museo dello Yad Vashem di Gerusalemme si conferma come una «dichiarata falsità ». Dal Vaticano, però, fanno notare che in Israele è probabile una tornata elettorale e che anche queste polemiche possono contribuire alla maggiore visibilità di un ministro. (M. Do.)